La situazione politico-economica si sta sempre più deteriorando. Per questo motivo c’è sempre più bisogno di aziende come International SOS per gestire al meglio i viaggi di affari anche dal punto di vista della sicurezza dei viaggiatori. Perciò abbiamo avuto questa lunga chiacchierata con Daniele Grassi, Director of Account Management & Operations Liaison della società fondata nel 1985 e che oggi conta due sedi, Londra e Singapore, e ben oltre 9.000 aziende-clienti, tra cui la maggioranza di quella della lista Fortune Global 500,ma anche governi, istituzioni e ONG. Nel suo team si contano circa 12.000 esperti multiculturali in ambito sicurezza, medico, logistico e digitale per fornire supporto e assistenza da oltre 1.200 sedi in 90 Paesi, naturalmente 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno.
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La nostra intervista a Daniele Grassi, International SOS
Le aziende italiane sono sensibili ai rischi di viaggio? Se sì, quali sono i rischi a cui prestano più attenzione? E quando si è sviluppata questa attenzione? Il Covid ha avuto un ruolo? Inoltre, collaborano con la Farnesina secondo voi?
“L’attuale contesto internazionale presenta un grado estremamente elevato di volatilità, con minacce complesse e interconnesse, come evidenziato anche dal nostro report Risk Outlook 2025, un’indagine condotta tra oltre 800 professionisti del risk management in 96 Paesi, dalla quale emergono scenari di crescente incertezza. Le crisi di diversa natura scoppiate negli ultimi anni hanno spinto un numero crescente di aziende a cercare supporto nella gestione delle proprie attività all’estero, allo scopo di proteggere le proprie persone e salvaguardare la continuità del business. Il Covid ha certamente giocato un ruolo importante, innalzando il livello generale di consapevolezza circa la necessità di governare in modo più efficace i viaggi all’estero, spesso lasciati al di fuori del perimetro dei sistemi di prevenzione e gestione dei rischi aziendali. Inoltre, la pandemia ha spinto molte organizzazioni a dotarsi di strutture e sistemi più complessi per la gestione delle crisi, evidenziando in molti casi la scarsa efficacia di modelli estremamente elaborati, ma funzionanti solo sul piano teorico.
Grazie alla propria presenza capillare a livello globale, con 28 Centri di Assistenza e un network di decine di migliaia di provider sanitari e di security, e alla propria esperienza pluridecennale nel settore, International SOS si trova in una posizione privilegiata per supportare aziende di qualunque tipo e dimensione, ovunque nel mondo. In Italia, dal 2020 siamo cresciuti a un tasso medio annuo di circa il 25%, a dimostrazione di una aumentata sensibilità delle aziende, anche di piccole dimensioni, rispetto alla necessità di tutelare i propri dipendenti durante le trasferte all’estero, adempiendo in questo modo agli obblighi normativi in materia di Duty of Care”.
Quali sono i mercati dove c’è maggior attenzione ai rischi di viaggio? I timori sono gli stessi tra aziende italiane e straniere, o sono diversi? Come sono i rapporti con le istituzioni che si occupano di questo tema negli altri Paesi (Foreign office, Ministère de l’Europe et des Affaires étrangères, etc.)?
“La propensione al rischio varia da azienda ad azienda, influenzata da fattori come cultura, dimensione e settore di appartenenza. Generalmente, i mercati verso i quali le aziende italiane e straniere nutrono maggiori timori sono quelli meno noti, dove è più difficile ottenere informazioni affidabili ed esaustive. L’attuale contesto internazionale sta spingendo un numero crescente di aziende italiane, attive nel settore dell’export, a esplorare nuovi mercati per sopperire alle potenziali restrizioni che potrebbero ostacolare l’accesso ai mercati tradizionali. Questo sforzo coinvolge anche numerose PMI, spesso meno strutturate per gestire efficacemente rischi di diversa natura, e che necessitano dunque, più di altre, del supporto di aziende come International SOS per definire piani e procedure, formare e informare i propri dipendenti, e intervenire in caso di emergenza.
Con riferimento alla collaborazione con le istituzioni pubbliche, International SOS si pone come amplificatore e integratore delle capacità delle stesse nella gestione delle emergenze. In tutte le principali crisi internazionali, abbiamo collaborato in modo proficuo con ambasciate e consolati, garantendo il nostro supporto al servizio di aziende e organizzazioni italiane e straniere”.
Lato Paesi a rischio, ci racconta quali sono i più “pericolosi”? Ce n’è qualcuno che lo era e adesso non lo è più e, viceversa, quali lo sono diventati nel tempo?
“Il concetto di rischio è estremamente complesso, poiché deriva da una combinazione di fattori esogeni ed endogeni all’azienda. Non dipende esclusivamente dal contesto ambientale, ma anche dal profilo soggettivo dell’azienda stessa. Una valutazione del rischio adeguata deve sempre considerare sia le minacce specifiche della località di destinazione, come terrorismo, conflitti armati, criminalità, scarsa qualità dei servizi sanitari, esposizione e vulnerabilità a disastri naturali ed eventi climatici estremi, sia i fattori che potrebbero esporre l’azienda in modo specifico.
Recenti episodi di cronaca hanno evidenziato, ad esempio, la necessità di predisporre piani e misure di protezione per il top management, spesso particolarmente e specificatamente esposto a minacce di carattere eversivo.
In generale, tuttavia, sulla base della nostra esperienza, i Paesi dove le aziende incontrano maggiori difficoltà sono quelli con forti disomogeneità sotto il profilo sanitario e di sicurezza. Un esempio emblematico è il Messico, dove la criminalità e la qualità variabile dei servizi sanitari rappresentano sfide significative.
In questi casi, infatti, diventa fondamentale poter disporre di informazioni verificate e dettagliate sulla specifica località di destinazione, oltre che del supporto di provider qualificati ed esperti”.
Qual è la vostra proposta per le aziende, e per quelle italiane in particolare. E, se ci sono, mi può parlare di eventuali novità introdotte nell’ultimo anno o quelle previste per il 2025?
“International SOS è presente da diversi anni in Italia e a novembre dello scorso anno ha inaugurato il proprio Centro di Assistenza di Milano, il 28esimo a livello globale, proprio allo scopo di fornire un supporto sempre più efficace alle aziende italiane. Supportiamo i nostri Clienti in ogni fase della gestione dei rischi di viaggio: dalla predisposizione di policy, piani e procedure, alla gestione di eventuali emergenze mediche e/o di security, passando per le attività di valutazione e mitigazione dei rischi. Con oltre 12.000 esperti medici e di security in tutto il mondo, siamo in grado di fornire ai nostri Clienti informazioni e analisi utili a prepararsi adeguatamente per ogni trasferta o attività all’estero, e a intervenire laddove necessario.
Il nostro obiettivo è supportare ogni organizzazione nell’adempimento formale e sostanziale degli obblighi in materia di Duty of Care, attraverso la nostra infrastruttura di esperti e partner, oltre che mediante soluzioni digitali innovative. Quest’anno lanceremo una nuova piattaforma, Quantum, che integrerà funzionalità avanzate di Critical Event Management, comportando innovazioni importanti sotto il profilo del monitoraggio delle minacce e dell’analisi. Il nostro obiettivo è fornire ai nostri Clienti una piattaforma unica per la gestione dei rischi, integrando tutte le informazioni e i dati utili ai responsabili aziendali.
Ci racconta un episodio di successo che ha necessitato del vostro intervento? E, visto quello che è successo ultimamente con una nostra connazionale, Cecilia Sala, cosa pensa di casi come questi?
“International SOS è quotidianamente coinvolta nella gestione di crisi, da Israele alla Repubblica Democratica del Congo, passando per Myanmar e Ucraina. Volendo soffermarci su una crisi in particolare, possiamo citare quella registrata in Libano a metà settembre 2024, in seguito all’aumento delle tensioni con Israele e ai successivi attacchi aerei sul territorio libanese. In quel caso, grazie a una attenta attività di valutazione delle minacce e pianificazione, siamo riusciti a intervenire in modo assolutamente tempestivo, evacuando oltre 250 persone attraverso voli charter e portando a termine numerosi trasferimenti via terra all’interno del Libano stesso o nei Paesi vicini, senza considerare le decine di allerte inviate ai nostri Clienti per aggiornarli costantemente sull’evoluzione del quadro di sicurezza. Come dicevo, ciò è stato reso possibile da una attenta pianificazione, che ci ha portati a effettuare varie visite nel Paese prima dello scoppio della crisi, allo scopo di rivalutare i nostri provider sul terreno e aggiornare i nostri piani di evacuazione”.
Ci può fornire qualche dato relativamente al numero di aziende con cui lavorate, interventi fatti nel 2024, tipologia di aziende interessate, in quali Paesi sono necessari più interventi, etc.
“A livello globale contiamo oltre 9.000 Clienti, di ogni tipologia e dimensione: da PMI a multinazionali, passando per governi, media e ONG. Il 2024 è stato per noi un anno molto impegnativo, con un numero senza precedenti di eventi climatici estremi, eventi sanitari e crisi di security: dal Libano al Sudan, da Israele a Myanmar, passando per le inondazioni che hanno colpito la Spagna e gli Emirati Arabi, o i tifoni che a novembre hanno interessato il Pacifico nord-occidentale.
Tuttavia, il nostro impegno rimane focalizzato soprattutto sulla prevenzione, attraverso programmi di formazione a tutti i livelli e supporto ai manager nella definizione di piani efficaci, utili ad anticipare le crisi o ad affrontarle al meglio. É necessario dotarsi di un approccio proattivo, in grado di combinare visione strategica e pianificazione rigorosa, poiché non tutte le crisi sono inevitabili”.
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