La nuova edizione dell’Henley Passport Index conferma Singapore come il paese con il passaporto più potente al mondo. I cittadini singaporiani possono viaggiare senza visto in 195 destinazioni, il numero più alto tra i 199 paesi analizzati. Al secondo posto si posiziona il Giappone, con accesso a 193 destinazioni, penalizzato rispetto allo scorso anno ma ancora davanti a gran parte del mondo, grazie anche al ritorno del viaggio senza visto in Cina dopo le restrizioni della pandemia.
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Europa, tra stabilità e lieve calo
I passaporti europei mantengono un ruolo di rilievo, ma con segnali di arretramento. Francia, Germania, Italia e Spagna, da sempre protagonisti della mobilità globale, perdono due posizioni rispetto all’anno scorso e si attestano al terzo posto, con accesso a 192 destinazioni. Finlandia e Corea del Sud nonché l’Italia condividono lo stesso piazzamento, a dimostrazione di una competizione sempre più serrata.
Più in basso, Austria, Paesi Bassi, Irlanda e Scandinavia condividono il quarto posto (191 destinazioni), seguiti da Regno Unito, Belgio, Svizzera e Portogallo al quinto (190 destinazioni). Per il Regno Unito, un tempo in cima alla classifica, il calo riflette il crescente isolamento politico e diplomatico post-Brexit.
Il passaporto meno potente del mondo
All’estremità opposta della classifica, l’Afghanistan rimane all’ultimo posto, con la possibilità di viaggiare senza visto in soli 26 paesi. Questo divario – 169 destinazioni in meno rispetto a Singapore – evidenzia la profonda disuguaglianza nella mobilità globale.
“Il passaporto non dovrebbe essere un privilegio legato al luogo di nascita, ma uno strumento di libertà per tutti”, spiega il Dr. Christian H. Kaelin, ideatore dell’Henley Passport Index. Tuttavia, conflitti, instabilità politica e povertà continuano a limitare drasticamente le opportunità per milioni di persone.
Gli Emirati Arabi avanzano, USA e UK arretrano
Tra i protagonisti di questa edizione, spiccano gli Emirati Arabi Uniti, che entrano per la prima volta nella Top 10. Grazie a un’ambiziosa strategia di diplomazia internazionale, il passaporto emiratino consente ora l’accesso senza visto a 185 destinazioni, un balzo di 72 posizioni in un decennio.
In netto contrasto, Stati Uniti e Regno Unito segnano un arretramento significativo. Gli USA scivolano al nono posto (186 destinazioni), registrando una delle peggiori performance degli ultimi dieci anni. Il Regno Unito, un tempo in cima all’indice, si ferma al quinto posto, vittima di politiche migratorie più restrittive e di un isolamento crescente sulla scena globale.
“Scelte politiche miopi stanno riducendo l’influenza di questi passaporti”, commenta Annie Pforzheimer, analista del Center for Strategic and International Studies. “La riduzione della cooperazione internazionale e le politiche migratorie rigide stanno erodendo la libertà di movimento di queste nazioni”.
La rivoluzione digitale e il peso del clima
La mobilità globale non è più solo una questione di accordi diplomatici. La tecnologia e il cambiamento climatico stanno riscrivendo il modo in cui le persone si spostano nel mondo. L’introduzione di sistemi come l’ETA britannico e l’ETIAS europeo promette viaggi più veloci e sicuri, ma solleva interrogativi su equità e accessibilità.
“La digitalizzazione dei viaggi è una rivoluzione, ma rischia di escludere chi non ha accesso alle nuove tecnologie”, avverte Nick Careen, Vicepresidente dell’IATA. Al tempo stesso, il cambiamento climatico sta spingendo milioni di persone a migrare per necessità, creando una nuova categoria di “rifugiati climatici” che trova spesso le porte chiuse.
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Un privilegio per pochi
Dietro le statistiche dell’Henley Passport Index si nasconde una realtà di profonde disuguaglianze. Per chi possiede un passaporto potente, viaggiare è un diritto quasi illimitato. Per milioni di persone, invece, i confini restano muri invalicabili, che limitano l’accesso a opportunità economiche, culturali e sociali.
Il 2025 è un anno cruciale per ripensare il concetto di mobilità globale. Come sottolinea il Dr. Kaelin, “garantire che il diritto a muoversi non sia un privilegio ma una possibilità per tutti dovrebbe essere una priorità condivisa. Altrimenti, continueremo a vivere in un mondo in cui il passaporto è solo l’ennesimo simbolo di disuguaglianza”.
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