Il primo Pambianco Hotellerie Summit, tenutosi a Palazzo Mezzanotte a Milano lo scorso 8 marzo, dal titolo “Il ruolo dell’Italia nel nuovo turismo mondiale. Prospettive e sfide future” rappresenta un tassello fondamentale per un settore, come ricorda David Pambianco – Ceo di Pambianco, “che sta uscendo dalla crisi profondamente trasformato e con davanti a sé molte sfide per poter fare dell’Italia una destinazione numero uno al mondo per il turismo di lusso“.
Proprio sul lusso e sull’italian lifestyle, “che comprende anche il cibo, il design e la moda” si devono concentrare gli sforzi del comparto, “Ma occorrono anche investimenti, molti di più di quanti ne siano stati sostenuti fino ad ora, e direzionati a pioggia in tutte le aree (real estate, gestione, personale e formazione, solo per citarne alcuni). Per cui ben vengano investitori internazionali, investitori pubblici, investitori finanziari e o industriali. I prossimi cinque anni sono dunque una scommessa aperta, che non dovrebbe lasciare adito a sorprese. Dobbiamo in questo lasso di tempo fare il ‘salto’ dimensionale che porterà importanti ricadute nel Paese in termini di indotto e nuova occupazione“.
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Pambianco Hotellerie Summit, il mondo associativo
Federalberghi: Superare i numeri pre-pandemici
Il Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, ha presentato lo stato dell’arte del settore: “Al momento la situazione è positiva e non è certo un risultato scontato visto che arriviamo da un triennio caratterizzato da grandi problemi. Non solo la pandemia ha influito negativamente sul comparto, ma anche la guerra in Ucraina e l’inflazione hanno contributo ha complicare la vita degli albergatori italiani. I quali però sono imprenditori ‘di razza’ e hanno reagito subito: basti pensare che i numeri di presenze del 2022, nonostante i primi tre mesi fossero ancora di chiusura pandemica, sono già stati vicini a quelli del 2019. Il nostro obiettivo è quello di superarli già in questo 2023”.
Il patron di Sina Hotels (11 strutture strategiche nelle principali destinazioni italiane) parla però soprattutto della clientela “altospendente”, che possa godere del brand-Italia – l’italian lifestyle di cui parlava appunto Pambianco – a vantaggio anche di una crescita economica per l’indotto: “Basti pensare che in media la spesa di un turista va per il 50% all’hotel e per l’altro 50% sul territorio, tra ristorazione, shopping ed esperienze culturali o ludiche”, puntano soprattutto sulle località “minori”, dall’alto potenziale, che “fanno la destinazione“.
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Confindustria Alberghi: alla ricerca di investimenti internazionali
Presente all’evento anche Maria Carmela Colaiacovo, Presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi, che parla di investimenti dall’estero. “Siamo vincenti nel momento in cui aiutiamo le nostre imprese nei loro bisogni e abbiamo capito che dovevamo andare a sostenerle nei loro investimenti cercando risorse nazionali e internazionali“, ha chiarito Colaiacovo.
L’obiettivo per il comparto, quindi, è quello di affiancarsi a player internazionali che possano dare accesso ai capitali esteri, “Vogliamo mettere insieme l’operatore italiano e quello straniero ampliando la conoscenza del territorio e supportando le dinamiche di penetrazione del mercato”.
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Federterme-Confindustria: Un’industria “vecchia” duemila anni
Anche Massimo Caputi, Presidente Terme di Saturnia e Presidente Federterme-Confindustria, parla di internazionalità. Il comparto termale italiano, infatti, ha vissuto nel post pandemia una spinta importante: “La gente ha riscoperto le terme. E sta inseguendo oggi i modelli di altri Paesi, Francia, Spagna, Slovenia… Terme vere, acque certificate dal Ministero della Sanità per vivere meglio e vivere più a lungo”.
Il sistema termale italiano ha oltre 2000 anni, sottolinea Caputi, “Oggi tutto questo è stato riscoperto“. Il presidente di Federterme parla anche della piattaforma europea del turismo del benessere, che sarà lanciata a breve con il contributo del Ministero del Turismo, perché il nostro Paese ha bisogno “di molta più organizzazione”.
A rappresentare il comparto anche Andrea Quadrio Curzio, CEO – Chief Experience and Operations QC Terme, che ha raccontato i motivi del successo del progetto QC e sull’espansione negli Stati Uniti, con una seconda location dopo quella di New York.
Alpitour: da tour operator a hotelier
Con una divisione hotellerie che da sola rappresenta 1,6 miliardi dei ricavi totali nel 2022 (circa il 5-6%) e in corsa per raggiungere i 2,2 miliardi (con una crescita del +30%), il presidente e AD del gruppo Alpitour, Gabriele Burgio ha parlato del passaggio “naturale” del gruppo, nato come tour operator (oltre al comparto aviation, incoming e retail), nel mercato alberghiero. Oggi nel portafoglio Alpitour figurano Voihotels e Vretreats, per un fatturato 134 milioni di euro nel 2022 e una crescita quest’anno che punta ai 180 milioni.
Anche Burgio sottolinea l’importanza degli investimenti nel brand-Italia: “Ogni volta che viaggio all’estero sono sempre più sorpreso della potenza del brand tricolore. Ultimamente sono stato per lavoro in Arabia Saudita, in Oman e ad Abu Dhabi, ed è incredibile il valore che viene associato al nome Italia. Non ci rendiamo conto, sia noi operatori sia le istituzioni, della ‘potenza’ che rappresentiamo. Il problema quindi non è tanto investire sul brand-Italia all’estero quanto investire sulle infrastrutture e sulla qualità delle strutture del nostro Paese, soprattutto in funzione del fatto che la Penisola, come è emerso dal summit, dovrebbe puntare maggiormente su un turismo di alto livello”.
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