Dal 1° ottobre 2024, la Nuova Zelanda aumenterà la tassa turistica per i visitatori stranieri, passando da 16,5 sterline (circa 19 euro) a 47 sterline (circa 55 euro).
Questa misura, riportata dalla stampa internazionale, ha generato un acceso dibattito tra le autorità governative e gli operatori del settore turistico. Mentre il governo neozelandese giustifica l’aumento come un modo per finanziare servizi pubblici e migliorare l’esperienza turistica, i professionisti del settore temono che possa danneggiare ulteriormente la competitività della destinazione.
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Aumento delle tasse turistiche, operatori turistici contro il Governo
Il ministro del Turismo Matt Doocey ha spiegato che l’aumento della tassa, chiamata International Visitor Conservation and Tourism Levy, è stato concepito per “garantire che i visitatori contribuiscano ai servizi pubblici e alle esperienze di alta qualità durante la loro visita in Nuova Zelanda”.
D’altra parte, le associazioni turistiche locali hanno espresso preoccupazioni.
Rebecca Ingram, amministratore delegato dell’Associazione dell’industria del turismo neozelandese, ha dichiarato: “La ripresa del turismo in Nuova Zelanda sta rallentando rispetto al resto del mondo, e questo aumento danneggerà ulteriormente la nostra competitività globale”.
Secondo le statistiche ufficiali di Stats NZ, le entrate del settore turistico per l’anno fiscale terminato il 30 giugno 2024 sono state di 14,96 miliardi di NZD (circa 8,4 miliardi di euro), il 5% in meno rispetto ai livelli pre-pandemia. Gli arrivi di visitatori sono ancora fermi all’80% dei numeri registrati prima della chiusura delle frontiere.
Impatto sul budget dei viaggiatori
Il ministro Doocey, ha minimizzato le preoccupazioni, secondo lui l’aumento della tassa non sarà un grande deterrente per i turisti, poiché rappresenta solo una piccola percentuale del budget di viaggio medio per la Nuova Zelanda. Ha quindi ricordato che i viaggiatori provenienti dall’Australia e dal Pacifico saranno esentati dal pagamento della tassa.
Il costo totale per entrare in Nuova Zelanda, compresa la nuova tassa e l’Electronic Travel Authority (ETA) – un’autorizzazione elettronica simile all’ESTA degli Stati Uniti – potrebbe raggiungere circa 70 euro.
Un totale dovuto anche al costo dell’ETA che è stato recentemente aumentato, e ora varia tra i 17 e i 23 dollari neozelandesi a seconda del canale di richiesta (web o app dedicata).
Le motivazioni dell’aumento
La Nuova Zelanda ha introdotto per la prima volta la tassa turistica nel 2019, con un importo iniziale di 35 dollari neozelandesi. Ma nel tempo il governo di Wellington, ha ritenuto l’importo non sufficiente a coprire i costi associati all’afflusso di visitatori.
Nelle dichiarazioni ufficiali l’incremento punta a garantire la sostenibilità economica delle infrastrutture turistiche e la conservazione del paesaggio naturale del Paese, noto per le sue spettacolari attrazioni naturali come il fiordo Milford Sound, nel sud-ovest dell’Isola del Sud.
“L’aumento della tassa per i visitatori internazionali è volto a garantire che i visitatori contribuiscano direttamente ai servizi pubblici e alle esperienze di alta qualità durante la loro visita”, ha sottolineato il portavoce governativo.
Critico il settore turistico
Nonostante le rassicurazioni governative, gli operatori del settore turistico locale si sono mostrati fortemente contrari all’aumento delle tasse. Billie Moore, amministratore delegato di NZAirports, ha definito la mossa “un triplo colpo per il nostro settore, che sta cercando di lavorare duro per la ripresa economica della Nuova Zelanda”. Moore ha anche espresso preoccupazione per l’impatto dell’aumento delle tariffe sugli aeroporti regionali, che già affrontano difficoltà nel recuperare il traffico aereo post-pandemia.
In effetti, la Nuova Zelanda, una delle prime nazioni a chiudere le proprie frontiere durante la pandemia di COVID-19 e tra le ultime a riaprirle, ha dovuto affrontare una ripresa più lenta rispetto ad altre destinazioni. Le misure restrittive hanno pesato particolarmente su un paese che dipende molto dal turismo internazionale, con il mercato asiatico – tradizionalmente uno dei più “vicini” – ancora in fase di ripresa.
Una strategia per un turismo più sostenibile?
L’aumento delle tasse potrebbe essere visto anche come un tentativo di orientare la Nuova Zelanda verso un turismo di fascia alta. Riducendo il numero di visitatori, ma puntando su quelli con una maggiore capacità di spesa, il governo spera di mitigare l’impatto ambientale del turismo di massa e garantire un miglior ritorno economico.
Tuttavia, resta il dubbio se questa strategia possa effettivamente rivelarsi vantaggiosa a lungo termine. Alcuni critici ritengono che l’aumento delle tasse possa semplicemente essere una manovra per fare cassa, mantenendo comunque sotto pressione infrastrutture ed ecosistemi già fragili.
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