L’Unione Europea si appresta a implementare un cambiamento rilevante nella gestione delle frontiere con l’introduzione dell’Entry/Exit System (EES), previsto per il 10 novembre. Questo nuovo sistema viene promosso come un passo avanti per migliorare la sicurezza e l’efficienza dei controlli sui viaggiatori provenienti da Paesi extra UE. Tuttavia, molteplici dubbi e preoccupazioni emergono riguardo alla sua reale efficacia e alle possibili conseguenze.
Cos’è l’EES e come funziona
L’Entry/Exit System (EES) è un sistema automatizzato progettato per registrare in tempo reale le informazioni di ingresso e uscita dei cittadini extracomunitari che viaggiano per brevi soggiorni (fino a 90 giorni in un periodo di 180 giorni) nell’area Schengen. All’arrivo in Europa, i viaggiatori scansionano il passaporto presso chioschi automatici, che raccolgono anche dati biometrici, come impronte digitali e scansioni facciali.
Questi dati rimarranno archiviati per tre anni, così da consentire alle autorità un controllo più stretto su chi entra e chi esce dall’area Schengen. Se da un lato l’obiettivo dichiarato è migliorare la sicurezza ai confini e prevenire l’uso di documenti falsi, dall’altro si rischia di trasformare questo sistema in un ulteriore strumento di controllo e sorveglianza, con pesanti ricadute sulla privacy dei viaggiatori.
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Sfide operative e rischi all’orizzonte
L’introduzione dell’EES non sarà priva di sfide. Le preoccupazioni principali riguardano la possibilità di lunghe code e ritardi ai confini, specialmente nei primi mesi di utilizzo. Aggiornare le infrastrutture esistenti e affrontare la complessità tecnica del sistema potrebbe causare notevoli disagi, in particolare nei principali punti di transito come aeroporti e frontiere terrestri. Anche il Regno Unito, ormai fuori dall’Unione Europea, osserva con apprensione l’avvio dell’EES.
Porti cruciali come Dover e Calais, fondamentali per il traffico tra Gran Bretagna e Francia, rischiano di diventare colli di bottiglia, aggravando un equilibrio commerciale già fragile.
L’EES, per quanto rappresenti un passo verso un maggiore controllo, potrebbe rivelarsi solo un preludio a ulteriori restrizioni, come l’Etias, un sistema che dal 2025 richiederà ai cittadini extracomunitari esenti da visto di ottenere un’autorizzazione prima di entrare nello spazio Schengen. Un ulteriore costo, un altro livello di burocrazia, e la promessa di una protezione che, al momento, resta tutta da verificare.
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