Lotta agli affitti brevi: un fenomeno globale. Perché ci riguarda

In questo articolo

Le piattaforme di affitto a breve termine portano benefici economici, ma è diventato essenziale bilanciare questi vantaggi con la necessità di preservare il tessuto sociale e culturale delle città

Ogni anno, oltre 1,4 miliardi di viaggiatori si muovono nel mondo, con 45 arrivi ogni singolo secondo. Negli ultimi trent’anni, i numeri sono più che triplicati e si prevede che entro il 2030 si raggiungerà la soglia degli 1,8 miliardi. Questo incremento vertiginoso ha un impatto significativo sulle città di tutto il mondo, porta alla crescita economica, ma anche a problemi come l’overtourism e l‘aumento degli affitti brevi, che influiscono pesantemente sulla qualità della vita dei residenti. Ma che, oltre ai turisti, stanno sempre di più seducendo anche i viaggiatori d’affari.

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Barcellona: città pioniera nella regolamentazione degli affitti brevi

La capitale catalana è stata una delle prime città a riconoscere e affrontare il problema degli affitti brevi.

La città ha registrato un notevole incremento nel numero di appartamenti disponibili per affitti a breve termine, con una ricaduta negativa pesante sul mercato immobiliare locale. Gli affitti a lungo termine sono diventati meno accessibili, con residenti e i tanti studenti che frequentano la città che faticano a trovare alloggi a prezzi ragionevoli. Per questo motivo dal 2014 sono state bloccate le registrazione di nuovi appartamenti per affitti brevi e sono stati chiusi 9.700 appartamenti turistici illegali dal 2016.

Sempre nel 2016, l’amministrazione cittadina ha introdotto un’altra serie di regolamentazioni per arginare il fenomeno. Tra le principali misure adottate:

  • licenze obbligatorie: gli affitti brevi richiedono una licenza speciale. Senza questa licenza, l’attività è considerata illegale.
  • controlli e sanzioni: vengono effettuati controlli rigorosi per garantire il rispetto delle regole, con multe significative per chi viola le norme.
  • limitazione delle licenze: è stato imposto un tetto massimo al numero di licenze disponibili, congelando le nuove licenze in alcune aree sovraffollate.

Queste misure hanno avuto un impatto significativo e stabilizzato parzialmente il mercato immobiliare a lungo termine, ma adesso non sono più sufficienti per arginare il fenomeno.

Il sindaco Jaume Collboni ha infatti recentemente annunciato che la città non rinnoverà le licenze per oltre 10.000 appartamenti attualmente affittati a breve termine ai turisti. Questa misura, se approvata, sarà operativa dal 2029, in linea con la scadenza di tutte le licenze entro novembre 2028.

Negli ultimi dieci anni, i canoni di affitto a Barcellona sono aumentati del 68%, mentre il costo di acquisto delle case è cresciuto del 38%. Questo ha portato a una forte pressione sul mercato immobiliare, spingendo molti residenti fuori dalla città. “Quei diecimila appartamenti saranno utilizzati dai residenti della città o saranno messi sul mercato per l’affitto o la vendita“, ha spiegato Collboni.

 

Venezia: la lotta per la sopravvivenza

In Italia, la città lagunare rappresenta un esempio emblematico dell’overtourism e delle sue conseguenze devastanti. La città ha visto la sua popolazione diminuire drasticamente, passando da oltre 360.000 abitanti nel 1970 a 252.000 nel 2023. Nel centro storico, il numero dei turisti ha superato quello dei residenti, e spinto l’amministrazione pubblica a introdurre un biglietto d’ingresso di 5 euro per i visitatori nelle giornate di maggiore affluenza. E che potrebbe raddoppiare in particolari giornate.

Per affrontare questa situazione, Venezia ha adottato diverse strategie:

  • regolamentazioni strutturate: come Barcellona, Venezia richiede licenze per gli affitti brevi e impone controlli rigorosi.
  • tassazione specifica: la città  ha introdotto una tassa sugli affitti brevi per scoraggiare gli affitti turistici e finanziare interventi a supporto dei residenti.
  • promozione di affitti a lungo termine: Iniziative per incentivare i proprietari a optare per affitti a lungo termine piuttosto che per affitti brevi, offrendo benefici fiscali e altre agevolazioni.

Venezia è anche l’unica città italiana con il potere di regolamentare gli affitti brevi grazie all’emendamento Pellicani. Tuttavia, a due anni dall’assegnazione di questo potere, il Comune non ha ancora emanato un regolamento per limitare gli affitti turistici. L’Osservatorio Civico sulla Casa e la Residenzialità (Ocio Venezia) suggerisce che, invece di un ticket d’ingresso, sarebbe più efficace monitorare chi è costretto a lasciare la città e implementare politiche di lungo periodo per tutelare il diritto all’abitare.

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Firenze: un provvedimento coraggioso del sindaco Nardella

Anche Firenze, ha visto un’esplosione degli affitti brevi, che ha contribuito alla gentrificazione del centro storico e all’espulsione dei residenti locali. L’amministrazione fiorentina ha riconosciuto il problema e ha adottato una serie di misure per riequilibrare la situazione.

Le principali azioni intraprese includono:

  • zone residenziali protette: alcune aree del centro storico sono state designate come zone residenziali protette, dove gli affitti brevi sono limitati.
  • monitoraggio e sanzioni: un sistema di monitoraggio rigoroso e multe severe per chi non rispetta le regolamentazioni sugli affitti brevi.
  • incentivi per affitti a lungo termine: come a Venezia, Firenze ha introdotto incentivi per i proprietari che scelgono di affittare a lungo termine, cercando di mantenere una popolazione residente stabile nel centro città.

Ma il capoluogo toscano ha deciso di promuovere altre azioni per arginare il fenomeno degli affitti brevi nel centro storico, dove si concentra il 75% degli appartamenti destinati alla locazione breve. L’ex-sindaco e ora parlamentare europeo Dario Nardella ha introdotto una normativa che prevede lo stop agli affitti turistici nell’area Unesco, coprendo il 5% del territorio comunale. Chi rinuncia agli affitti brevi e torna alle locazioni ordinarie vedrà l’IMU azzerata per tre anni. Tuttavia, la normativa è considerata decaduta dal TAR che si è appena pronunciato. Anche se la neo-sindaca appena eletta Sara Funaro rilancia: Andiamo avanti senza indugio: nella prima seduta utile della giunta porterò l’approvazione della variante per ribadire lo stop agli affitti brevi. Rimane l’inerzia di un governo indifferente rispetto ai problemi di overtourism che affliggono città d’arte come Firenze. Continuerò a chiedere al governo provvedimenti nazionali che sono sempre più urgenti“.

Dal 2016, i canoni mensili di affitto a Firenze sono aumentati del 42%, passando da 13,4 euro al metro quadrato a 19 euro al metro quadrato. Questo aumento ha spinto molti residenti fuori dal centro città, rendendo ancora più urgente l’intervento regolamentare.

La situazione nelle altre città italiane

L’overtourism non colpisce solo le grandi città ma anche i piccoli comuni e le città di medie dimensioni. Secondo l’osservatorio Nomisma, nel primo semestre del 2023, le città con la maggiore crescita nei canoni di affitto sono state Bologna, Cagliari, Catania e Padova. A Bolzano, il numero di alloggi su Airbnb è quadruplicato dal 2016 al 2020, portando la provincia autonoma a introdurre un limite al numero di posti letto in ogni comune.

L’overtourism in Italia

Le regolamentazioni sugli affitti brevi nel mondo

Molte città in tutto il mondo stanno adottando misure per regolamentare gli affitti brevi. Berlino ha introdotto una legge nel 2014 che vieta ai proprietari di affittare interi appartamenti per brevi periodi, permettendo solo l’affitto di singole stanze. Parigi ha sperimentato un limite massimo di appartamenti destinati agli affitti brevi in determinate vie o quartieri sotto pressione. Amsterdam ha introdotto un divieto totale di affittare case per brevi periodi nelle aree del centro storico più a rischio di overtourism, anche se questa misura è stata poi dichiarata illegittima dalla corte suprema amministrativa.

Negli Stati Uniti, New York ha introdotto la Local Law 18, che impone agli host su Airbnb di registrarsi presso il Comune e di rispettare tre condizioni chiave: il proprietario deve risiedere nell’immobile, deve essere presente durante il soggiorno degli ospiti e non può ospitare più di due persone alla volta. Questa normativa ha portato a una riduzione dell’85% degli annunci su Airbnb nei successivi tre mesi.

Il futuro degli affitti brevi

La regolamentazione degli affitti brevi è un tema cruciale per le città che cercano di bilanciare il turismo con la qualità della vita dei residenti. Il governo italiano sta lavorando a una nuova normativa che permetterà solo alle seconde case di essere affittate per finalità turistiche, limitando il numero di appartamenti che possono essere associati al regime fiscale per gli affitti brevi. Inoltre, ogni unità abitativa dovrà avere un codice identificativo univoco nazionale (Cin), con multe per chi affitta immobili privi di Cin.

Misure, dunque, che puntano a ridurre la pressione sugli alloggi e a contrastare le irregolarità, equiparando gli affitti brevi alle normative degli alberghi, inclusi gli obblighi di sicurezza e impianti antincendio. Che è anche quello che cercano – oltre all’autenticità e, magari, al prezzo – anche i viaggiatori d’affari.

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