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La guerra russo-ucraina mette in crisi le rotte verso la Cina: chi ci guadagna?

In questo articolo

Le compagnie aeree europee riducono le rotte verso la Cina a causa delle restrizioni sui cieli russi. I vettori cinesi ne approfittano.

L’impatto della guerra tra Russia e Ucraina sta generando sempre più gravi ripercussioni sul trasporto aereo europeo. Lo stop al sorvolo nei cieli russi, imposto dal 2022, ha costretto le compagnie aeree europee e americane a modificare le loro rotte verso la Cina, rendendole più lunghe e costose. Questo ha causato un aumento dei costi operativi fino al 30%, e un calo dei rendimenti del 10%, portando alcune compagnie a riconsiderare la loro presenza su questo mercato cruciale.

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Lufthansa denuncia un contesto di mercato sempre più ostile

La compagnia aerea Lufthansa ha recentemente inviato un dossier alla Commissione Europea per documentare le crescenti difficoltà nel mantenere operative le rotte verso la Cina.

Nel dossier inviato a Bruxelles, Lufthansa sottolinea come le compagnie cinesi e quelle degli Emirati Arabi stiano beneficiando di costi di localizzazione più bassi, standard sociali ridotti e alti investimenti pubblici, mettendo a rischio la competitività dei vettori europei che sono vincolati da normative più severe.

Attualmente il vettore tedesco opera 40 voli settimanali verso la Cina, partendo da Monaco e Francoforte e diretti a Pechino, Shanghai e Hong Kong, un calo del 70%  rispetto all’offerta disponibile nel 2019, ultimo anno prima della pandemia.

Il documento di Lufthansa evidenzia inoltre che il divieto di sorvolo dei cieli russi, imposto nel 2022, ha generato un vantaggio competitivo per le compagnie cinesi. Mentre i vettori europei devono affrontare rotte più lunghe e costose, i concorrenti cinesi possono continuare a utilizzare il corridoio aereo russo, risparmiando tempo e costi. Per esempio, un volo Virgin Atlantic da Shanghai a Londra richiede circa 14 ore e 20 minuti, mentre lo stesso volo operato da una compagnia cinese ne impiega meno di 12. Tanto che si stanno trovando alternative, come ha fatto Finnair, che ha iniziato a volare sull’artico. Al decollo fa rotta sulle Svalbard, passa sul Polo Nord, poi sorvola l’Alaska e e arriva in Giappone. Ci mette comunque 13 ore, contro le 9 di prima della guerra. Con un +40% alla voce carburante.

La ritirata delle compagnie aeree europee dalla Cina

La situazione non riguarda solo Lufthansa. Negli ultimi mesi, diverse compagnie aeree europee hanno annunciato tagli significativi alle loro rotte verso la Cina. Virgin Atlantic, ad esempio, ha deciso di sospendere il servizio tra Londra e Shanghai, citando “complessità significative” che rendono insostenibile la rotta. British Airways ha seguito lo stesso percorso, annunciando la sospensione dei collegamenti diretti tra Londra e Pechino a partire da ottobre 2024. Anche Qantas, la compagnia aerea australiana, ha interrotto i voli da Sydney a Shanghai, ritenendo la rotta sempre meno remunerativa.

L’analisi dei dati forniti dalla piattaforma Cirium mostra come la capacità delle compagnie europee sui voli verso la Cina sia drasticamente ridotta: da circa 8 milioni di posti nel 2019 a 3,8 milioni nel 2023, un calo superiore al 50%. Al contrario, le compagnie aeree cinesi hanno aumentato la loro offerta, passando da 12,4 milioni di posti nel 2019 a 13 milioni nel 2023. Questo cambiamento ha generato una significativa ridistribuzione delle quote di mercato, con le compagnie cinesi ora dominanti nel collegamento tra Cina ed Europa.

Le strategie dei vettori cinesi e il supporto governativo

La crescita dei vettori cinesi come Air China, China Eastern Airlines, China Southern Airlines e Cathay Pacific è sostenuta da investimenti pubblici e da un contesto normativo favorevole. Air China, ad esempio, offre oltre 4,5 milioni di posti tra la Cina e l’Europa, mentre China Eastern e China Southern ne offrono rispettivamente 2 milioni e 1,5 milioni. Lufthansa, il primo vettore europeo nella classifica, si colloca solo al sesto posto, con poco più di 1 milione di posti offerti.

Questa disparità di offerta è accentuata dalle politiche statali che supportano i vettori cinesi, permettendo loro di mantenere prezzi competitivi e di continuare a utilizzare le rotte più brevi sopra la Russia. Il governo austriaco ha recentemente cercato di limitare questo vantaggio, negando a China Eastern Airlines i diritti di traffico per operare su Vienna, citando “interessi economici” e il vantaggio competitivo derivante dall’accesso allo spazio aereo russo.

Il ruolo delle compagnie aeree mediorientali

La situazione è ulteriormente complicata dalla concorrenza dei vettori mediorientali, come Emirates, Qatar Airways e Turkish Airlines, che stanno attirando sempre più passeggeri europei attraverso i loro hub rispettivamente a Dubai, Doha e Istanbul. Queste compagnie possono offrire tariffe competitive grazie a costi operativi più bassi e una strategia aggressiva di espansione, che le rende un’alternativa sempre più attraente per i viaggiatori tra Europa e Asia.

Le prospettive per il futuro del trasporto aereo europeo

Il panorama del trasporto aereo tra Europa e Cina sembra destinato a cambiare ulteriormente nei prossimi mesi. La decisione di molti vettori europei di ridurre o sospendere le loro rotte verso la Cina potrebbe favorire ulteriormente l’espansione delle compagnie aeree cinesi.

Allo stesso tempo, la crescente pressione delle compagnie aeree europee sui governi per una revisione delle regole del gioco potrebbe portare a cambiamenti politici e normativi significativi.

Per ora, tuttavia, l’incertezza rimane alta e le compagnie aeree europee devono continuare a navigare in un contesto di mercato sempre più complesso, cercando di bilanciare la competitività con le esigenze operative e normative. Staremo a vedere se la Commissione Europea farà seguito alle richieste delle compagnie aeree o se queste cadranno nel vuoto.

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