Giuseppe De Martino General Manager ST Regis

Giuseppe De Martino, GM del St Regis: “Dirigere un albergo è come dirigere un’orchestra, ogni strumento conta”

In questo articolo

Per il General Manager dell'anno il mondo dell'hôtellerie è assolutamente meritocratico dove si cresce solo dietro c'è un team affiatato

Come si arriva a essere il General Manager dell’anno? Quando si ha l’occasione di parlare con Giuseppe De Martino, da pochi mesi detentore del titolo, le risposte sono subito chiare. Chi arriva in cima per meriti riconosce che il percorso è stato fatto senza salti, un gradino per volta e mai da soli.

Il riconoscimento non è solo mio, ma di tutta la squadra che mi supporta e sopporta” inizia con queste parole l’incontro con De Martino, parole accompagnate da un sorriso sorrentino o meglio, come sottolinea lui, del Principato di Sorrento. Non si tratta di frasi di circostanza o falsa modestia: lo ripeterà per tutta l’intervista che dietro di lui c’è un team di persone capaci, brave e preparate che gli permettono di fare al meglio il suo lavoro. “È facile da fuori pensare che la vita di un direttore d’albergo come il St. Regis, una delle strutture più belle di Roma, sia fatta di incontri con il bel mondo, feste, viaggi, lustrini e paillettes. Certo, c’è anche questa parte, ma dietro la vetrina c’è un lavoro enorme di coordinamento, esattamente come un direttore d’orchestra. Per raggiungere l’eccellenza, ogni strumento conta nell’armonia del gruppo”.

Ma facciamo un passo indietro. Come si arriva alla posizione di ‘Direttore d’orchestra’ di un hotel?

“Sono nato a Sorrento, una delle mete amate dal Grand Tour per il clima, le bellezze, il senso dell’ospitalità innato. Da ragazzo ho avuto la fortuna di trascorrere estati indimenticabili negli alberghi dei miei amici, dove ho conosciuto persone da tutto il mondo. Questo è stato fondamentale per la mia decisione di lavorare nel mondo dell’hôtellerie. Una volta terminato il liceo ho seguito un master in management alberghiero a Firenze e da lì il primo stage come addetto alla portineria presso il Cavalieri Hilton. Poi, come tanti altri prima e dopo di me, sono partito alla volta di Londra per perfezionare l’inglese e a seguire Parigi per il francese, sempre nella catena Hilton. Ho deciso di tornare in Italia, a Roma, dove mi sono occupato di Food&Beverage per Cavalieri e poi al Walford Astoria di New York come responsabile di tutta l’area back. E quindi ancora Italia a Milano, poi Roma, un passaggio ad Amsterdam, Venezia, di nuovo a Roma. Ora, da sei anni, sono stabile al St.Regis.

Quasi un record per una persona come lei sempre con la valigia in mano

Sì, ma devo dire che per me che sono sempre alla ricerca di stimoli e sfide nuove, qui sicuramente non mancano. Pur essendo uno dei punti di riferimento per l’ospitalità internazionale e romana, non ci fermiamo mai. A breve ci saranno due aperture importanti: un ristorante giapponese-coreano e un nuovo caffè.

Solo per citare alcuni esempi, da qualche anno collaboriamo con la comunità di Sant’Egidio attraverso la distribuzione mensile di pasti caldi preparati dall’Executive Chef e dal suo team; con la Croce Rossa, a cui abbiamo donato coperte e piumini, con Rise Against Hunger attraverso la quale abbiamo inviato migliaia di pacchi viveri alla popolazione dell’Ucraina. Siamo anche molto orgogliosi di sostenere, attraverso Marriott Bonvoy, la campagna d’autunno del FAI da tre anni a questa parte e Komen Italia nella lotta contro il tumore al seno da oltre dieci anni.   

Questo è quello che mi fa amare il mio lavoro, poter dare il proprio contributo a chi è più sfortunato di noi. Così come sono orgoglioso di sostenere l’eccellenza dell’artigianato italiano di qualità, che sono i nostri fornitori per pigiami, pantofole o profumi di grandissima qualità. Facciamo una ricerca molto mirata di start-up portate avanti da giovani che hanno grandi capacità innovative, tanta energia, voglia di emergere con prodotti estremamente ricercati.

E a proposito di giovani, consiglierebbe loro di lavorare nel suo settore?

Lo faccio in continuazione, per esempio con i figli dei miei amici, che chiedono il mio parere su questa professione, che poi non è una sola, in un albergo ci sono decine di profili che lavorano insieme. Dico sempre che stare in un hotel anche solo sei mesi, arricchisce da tutti i punti di vista, è stimolante e permette di conoscere i nostri talenti e poi metterli in evidenza.

L’ hôtellerie ‘ha fame’ di giovani, solo a Roma nei prossimi tre anni apriranno dieci alberghi segmento luxury. Lavoro in un settore assolutamente meritocratico e credo di poterlo affermare con assoluta cognizione di causa, si può crescere e lo si può fare in fretta. Se si ha la giusta attitudine, insieme alla voglia di viaggiare e conoscere nuovi mondi e culture, si possono avere grandi soddisfazioni in breve tempo. Come Marriott, per esempio, abbiamo dei programmi strutturati per avanzare nella carriera, grazie a un aggiornamento costante sulle nuove tendenze e la gestione del team.

Il mondo dell’accomodation, come ha detto, vive una fase di profondi cambiamenti, lei che ha un punto di vista privilegiato, in che modo è cambiato il Business Travel?

Roma è una destinazione che unisce il leisure e il business travel, per questo credo che sia una delle città dove si pratichi con maggior frequenza il fenomeno del ‘bleisure’. Noi siamo l’unico albergo in Italia che non ha mai chiuso durante la pandemia e molti uomini d’affari hanno cominciato a frequentarci in quel periodo e poi sono rimasti legati a noi e continuano a sceglierci anche per le vacanze.

Un’ultima domanda: cosa le piace fare nel tempo libero?

Nel -poco- tempo libero al mattino mi piace andare a correre a Villa Borghese e arrivare fino al Pincio per ammirare un panorama che non mi stancherà mai. È un vero regalo vivere in questa città che è un museo a cielo aperto, dove, perdipiù, posso assaggiare una cucina che amo, semplice e tradizionale come piace a me, perché mi fa sentire a casa. Per non parlare dei grandi eventi e delle mostre, insomma c’è solo l’imbarazzo della scelta.

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