Un commento negativo su Donald Trump pubblicato su un computer o uno smartphone potrebbe bastare per essere respinti alla frontiera americana, anche con Esta e passaporto in regola. Questo è quanto emerge dal controverso caso di uno studioso francese recentemente bloccato all’arrivo negli Stati Uniti e rimandato in Europa.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa AFP e confermato da Le Monde, lo studioso è stato fermato all’aeroporto dopo che gli agenti di frontiera hanno ispezionato i suoi dispositivi elettronici. La ragione? Alcuni contenuti critici verso il presidente Donald Trump e le sue politiche sull’università e la ricerca.
Nonostante il possesso di documenti di viaggio validi, il cittadino francese è stato trattenuto per diverse ore e successivamente espulso. È un episodio che segna un pericoloso precedente.
La libertà di espressione é sotto attacco?
La vicenda ha acceso il dibattito in Europa, dove il principio della libertà di espressione è tutelato come diritto fondamentale. Secondo Reporters Without Borders (RSF), il controllo delle opinioni personali durante i controlli doganali è una pratica più comune nei regimi autoritari che in democrazie consolidate.
“Questa tendenza è allarmante. Limitare l’accesso a un Paese in base alle opinioni espresse online è una grave violazione dei diritti umani”, ha dichiarato un portavoce di RSF. Anche la Commissione Europea ha espresso preoccupazione, chiedendo chiarimenti alle autorità statunitensi.
Non si tratta di un caso isolato
Il caso francese non è isolato. Secondo un’inchiesta del Corriere della Sera, negli ultimi mesi sono aumentati i casi di cittadini europei fermati alle dogane americane. Alcuni sono stati detenuti per giorni o espulsi per presunti errori burocratici o lievi infrazioni. Le autorità tedesche hanno aggiornato le linee guida sui viaggi negli Usa, avvertendo che anche «”na minima irregolarità può portare all’arresto e all’espulsione”.
Inoltre, il Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS) ha intensificato i controlli digitali, con un aumento del 23% delle ispezioni ai dispositivi elettronici negli aeroporti statunitensi nel 2024 rispetto all’anno precedente. Questi controlli possono includere l’accesso a e-mail, social media e file personali, senza la necessità di un mandato.
Impatto sul turismo e sul business travel
Le conseguenze di questa politica non tardano a farsi sentire. Secondo Tourism Economics, gli Stati Uniti rischiano di perdere fino a 64 miliardi di dollari nel 2025 a causa della percezione negativa e delle rigidità ai controlli. I dati del DHS confermano un calo del 9,5% degli arrivi dall’Italia, del 6% dalla Francia e del 7% dalla Germania nei primi due mesi del 2025.
Anche nel settore business travel, nonostante la tenuta generale, emergono segnali di preoccupazione. Le aziende iniziano a riconsiderare le trasferte verso gli Stati Uniti, temendo ritardi, controlli invasivi e complicazioni per i dipendenti. Secondo i dati di Global Business Travel Association (GBTA), le prenotazioni per viaggi d’affari dagli Stati membri dell’Unione Europea sono diminuite del 4% rispetto all’anno precedente. Inoltre, alcune aziende stanno esplorando soluzioni alternative come riunioni virtuali o sedi di incontri in paesi terzi.
Questo scenario non solo penalizza economicamente il settore turistico statunitense, ma incrina anche i rapporti diplomatici con i Paesi europei. Alcuni tour operator e compagnie aeree hanno già segnalato un aumento delle cancellazioni e una riduzione delle prenotazioni verso gli Stati Uniti.
Una selezione ideologica?
La questione solleva infine un interrogativo inquietante: gli Stati Uniti stanno adottando una selezione ideologica all’ingresso? Gli esperti avvertono che questa prassi rischia di ledere la reputazione del Paese come destinazione aperta e democratica.
“Se la sicurezza diventa un pretesto per controllare le opinioni personali, la libertà di pensiero e di espressione è a rischio”, ha dichiarato Michael Posner, direttore del Center for Business and Human Rights della New York University.
Il caso dello studioso francese rimane un monito. Se il diritto di esprimere opinioni critiche può trasformarsi in motivo di espulsione, la libertà di viaggiare negli Stati Uniti potrebbe non essere garantita.
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