A causa di un “profondo cambiamento nei comportamenti di acquisto dei consumatori dei servizi di noleggio che il perdurare della crisi economica ha ulteriormente accentuato”, Avis chiude un 2024 con costi cresciuti del 14%, mentre i ricavi hanno messo a segno solo un più 2%. Perciò la multinazionale statunitense in Italia cambia strategia, cercando di riposizionarsi sul noleggio giornaliero prevalentemente turistico – con migliori margini – e una conseguente riduzione del noleggio a medio termine di circa il 20% ma, soprattutto, tagliando del 16,5% la sua forza lavoro (composta da 685 lavoratori a tempo indeterminato più 46 a termine) attraverso una procedura di licenziamento collettivo per 113 dipendenti in tutta la Penisola.
La lettera di Avis
Nella lettera con cui apre la procedura di licenziamento collettivo, Avis spiega che “Nel 2023 la società ha registrato una perdita di 3,5 milioni. Nel 2024, anche se il bilancio di esercizio non è ancora stato approvato, si stima che la perdita salirà a circa 7 milioni”. Perciò chiuderà anche alcune stazioni di noleggio, oggi gestite con contratto di franchising da imprenditori esterni. I licenziamenti sono concentrati in particolare a Roma, con 47 lavoratori a rischio su 235, e Milano, con 18 esuberi su 101 dipendenti. Ma i tagli interessano anche Puglia, Emilia-Romagna, Bolzano, Sicilia, Toscana, Liguria, Campania, Veneto e Piemonte.
Ricordiamo che Avis Budget Italia fa parte dell’omonimo gruppo americano quotato alla Borsa di New York. Suoi sono anche i marchi Maggiore, AmicoBlu, Morini.
I sindacati e lo sciopero
Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti annunciano uno “Stato di agitazione con blocco di tutte le prestazioni straordinarie e supplementari e con il personale addetto al banco che si attiene esclusivamente a svolgere le attività proprie della mansione e del relativo livello di inquadramento” per i lavoratori e le lavoratrici dell’autonoleggio di Avis Budget Italia.
“Respingiamo decisamente una politica aziendale che, seguendo la logica del profitto ad ogni costo, ciclicamente mette in atto dei processi di ristrutturazione che impattano sull’organizzazione del lavoro e sulla qualità del servizio, seguendo le logiche tipiche delle multinazionali, basate sul taglio dei costi, spesso insostenibile, e su un ossessivo raggiungimento degli obiettivi di produttività che sistematicamente relegano le lavoratrici e i lavoratori a semplici numeri”.
Il primo incontro tra sindacati e azienda si terrà il 21 febbraio nella sede di Aniasa.
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