Carburanti sostenibili “alternativi”, l’energia dell’idrogeno e batterie elettriche. Sono queste le tre vie che l’aviazione potrebbe imboccare per un futuro sempre più “green”. Una transizione ecologica decisamente più lenta rispetto a quella che sta andando in scena sulle strade, ma che un giorno potrebbe portare in cielo velivoli a zero emissioni. Un obbiettivo difficile ma di cruciale importanza, dal momento che, proprio l’aviazione, contribuisce per il 2,4% alle emissioni globali di gas serra.
Il carburante del futuro?
Negli ultimi anni sempre più compagnie aeree hanno deciso di impiegare per i propri velivoli carburanti di tipo SAF – acronimo di Sustainable Aviation Fuel – per sostituire il cherosene. Quest’ultimo, distillato dal petrolio greggio, usato come combustibile rilascia nell’atmosfera anidride carbonica, ozono, ossidi di azoto e composti solforati. Tutte sostanze che hanno un impatto significativo sull’effetto serra.
Il SAF, provenendo da oli di scarto di origine organica, rifiuti forestali e agricoli, è una soluzione drop-in. Si tratta di una miscela con caratteristiche chimiche e fisiche quasi identiche a quelle dei tradizionali carburanti per l’aviazione. I vantaggi? Possono essere distribuiti nelle infrastrutture di rifornimento senza alcun tipo di adeguamento né agli aeroplani né ai motori.
Questo tipo di carburante sostenibile può essere miscelato con quelli tradizionali fino al 50%, senza recare alcun danno per le turbine dei velivoli. Essendo in gran parte composto da materie prime rinnovabili, l’utilizzo dei SAF porterebbe nel suo intero ciclo di vita a un abbattimento fino al 75% delle emissioni totali di CO2 rispetto al cherosene fossile.
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L’utilizzo di carburanti sostenibili per l’aviazione non è ancora disponibile su larga scala. Da ciò è dovuto il costo elevato del SAF, che rispetto ai combustibili tradizionali è due o anche tre volte più caro. Questo comporta a un utilizzo molto ristretto di questa miscela rispetto ai milioni di tonnellate di cherosene che ogni giorno vengono emesse dal settore dell’aviazione.
Volare leggeri come una piuma
Oltre ai carburanti alternativi, una possibile soluzione all’inquinamento dovuto all’aviazione potrebbe essere quella di impiegare il gas più leggero di tutti. L’idrogeno rappresenta da sempre una delle soluzioni energetiche alternative più valide per far fronte alle sfide climatiche.
Le molecole di H2 sono in grado di fornire grandissime quantità di energia senza generare emissioni di CO₂ durante la combustione. Una soluzione “green” al 100% ma molto difficile da ottenere, dal momento che i costi di infrastrutturali e logistica e che vanno dal trasporto e allo stoccaggio, sono ancora altissimi.
Un primo e concreto tentativo di applicazione dell’energia a idrogeno ai motori degli aeroplani è stato compiuto nel novembre del 2022 da Rolls-Royce ed EasyJet alle Isole Orcadi, nel Regno Unito.. Le due aziende, impegnate nel progetto #RaceToZero, hanno effettuato un test a terra con un motore Rolls-Royce AE 2100-A alimentato a idrogeno. Il propulsore ha funzionato grazie all’energia eolica e marina prodotta presso il vicino impianto dell’European marine energy centre.
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Dopo una lunga serie di altri test a terra, le due aziende, oltre all’installazione di questo tipo di motori su un futuro velivolo sperimentale, puntano a far raggiungere all’intera flotta di EasyJet l’obiettivo delle zero emissioni entro il 2050. Flotta ad oggi composta interamente da aerei Airbus.
L’innovazione targata Airbus
Anche Airbus sarebbe al lavoro su futuri velivoli completamente alimentati a idrogeno. L’azienda aeronautica europea vorrebbe sviluppare entro il 2035 ben tre prototipi:
- Turbofan, velivolo a reazione che oltre a sostituire l’attuale A320, avrebbe un autonomia di quasi 4.000 km e trasporterebbe dai 120 ai 200 passeggeri;
- Il secondo, Turboprop, azionato da motori a elica, avrebbe circa la metà dell’autonomia (circa 2.000 km) e 100 passeggeri;
- Blended-Wing Body, ultimo prototipo del trio, è quello con la forma più futuristica. Oltre a ospitare 200 persone, secondo Airbus potrebbe essere in grado di coprire distanze anche molto lunghe, senza necessità di rifornire.
Negli scorsi giorni anche una azienda americana leader dell’aviazione a emissioni zero ha ottenuto un importante risultato nell’impiego dell’idrogeno (e non solo) come combustibile per aerei.
C’è dell’elettricità nell’aria
ZeroAvia, sviluppatore angloamericano di velivoli “green” fondato nel 2017, ha fatto volare un Dornier 228 da 19 posti ed equipaggiato con un propulsore idrogeno-elettrico. Il test è stato compiuto all’interno dell’aeroporto privato di Cotswold nel Gloucestershire, nel sud del Regno Unito, sede del centro di ricerca e sviluppo dell’azienda.
Il volo del Dornier è durato circa 10 minuti durante i quali il velivolo si è alzato in volo grazie a due tipi di motore. Uno “standard” e alimentato a cherosene mentre l’altro, quello sinistro, azionato da un propulsore idrogeno-elettrico, che al suo interno comprendeva un tank di combustibile una cella con la batteria agli ioni di litio.
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Oltre al progetto #RaceToZero, Rolls-Royce Group starebbe anche sviluppando il velivolo full electric più veloce del mondo. Stiamo parlando di ionBird, un aereo che grazie ai suoi 500 CV potrebbe raggiungere i 480 km/h. Il tallone d’Achille dell’apparecchio è la scarsa autonomia di soli 320 km. Una pecca che, proprio come per il Dornier di ZeroAvia, accomuna questi tipi di tecnologie aeronautiche, che attualmente sono ancora agli albori.