Il travel retail, uno dei motori economici del settore. Lo hanno raccontato durante la recente edizione del Forum dell’Associazione Travel Retail Italia (ATRI) di Caserta, la quinta, alla presenza di 80 manager delle oltre 70 aziende associate, imprese attive nel commercio e nei servizi operanti negli spazi aeroportuali e ferroviari.
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Travel retail: uno scenario positivo ma…
Lo scenario è stato tratteggiato dal presidente di ATRI, Stefano Gardini, che ha sottolineato come l’andamento positivo dell’intero settore del travel retail in Italia e in Europa che cresce a un ritmo due/tre volte superiore al retail tradizionale, mentre Marco Nocivelli, vicepresidente di Confindustria con delega alle Politiche Industriali e Made in Italy, ha detto:
“Il travel retail e il turismo hanno in comune un elemento positivo: registrano entrambi una crescita economica, ponendosi in controtendenza rispetto a uno scenario in contrazione (-3,5% della produzione nel 2024 rispetto al 2023). La forte interdipendenza tra il travel retail e il Made in Italy rende questo settore strategico per promuovere le nostre eccellenze a livello globale, sfruttando le enormi potenzialità ancora inespresse. Il progetto di una campagna nazionale di marketing e comunicazione sul Made in Italy, con un coordinamento centrale, potrebbe contribuire a sviluppare nuovi mercati estremamente promettenti come l’Asia, dove le nostre vendite rappresentano poco più del 10% dell’export complessivo e come il Mediterraneo, il Medio Oriente, l’America Latina e l’Africa che nel prossimo futuro avranno un impatto decisivo su scala globale in termini demografici ed economici”.
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Il travel retail e la continua crescita
Il travel retail ha una previsione di crescita mondiale al 2032 fino a 200 miliardi di dollari (erano 73 miliardi nel 2023). Protagonisti di questo trend gli scali aeroportuali, che detengono il 60% del mercato, seguiti dal stazioni ferroviarie e da quelle portuali, dai boarder shops, dagli aerei a bordo e dalle autostrade.
Ma il protezionismo della politica “America First” voluto da Trump preoccupa e coinvolge indirettamente anche l’economia del travel retail, con ripercussioni ancora difficili da stimare, anche in base alle reazioni, altrettanto protezionistiche, nei confronti degli Usa, che potrebbe mettere in atto l’Europa. L’imposizione di dazi, infatti, potrebbe pesare per le aziende italiane per un valore tra i 4 ed i 7 miliardi di euro (dati Prometeia).
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In Europa, Germania, Francia, continuano a rappresentare i maggiori mercati europei, con la Germania che detiene il 25% delle vendite, la Francia il 24,42%, la Spagna il 12% e l’Italia circa il 7%.
Le normative sono decisive per gli sviluppi di mercato, basti pensare che l’abbassamento della soglia del Tax free Shopping in Italia ha determinato una crescita del 42% delle transazioni e un +4% sulla spesa tax free, introducendo anche nuovi acquirenti da diversi Paesi come gli svizzeri che rappresentano il 21% nella fascia di spesa, i sudamericani (14%) e i turchi (7%).
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“Ad influire sullo sviluppo del mercato del travel retail saranno anche decisioni normative a livello europeo. Molto dipenderà anche dalla battaglia che ATRI sta conducendo insieme all’European Travel Retail Confederation (ETRC) per la presenza dei Duty Free anche agli arrivi, che secondo alcuni studi potrebbe incrementare di oltre il 20% le vendite di settore” il commento di Stefano Gardini presidente ATRI (nella foto sotto).
Il travel retail e l’importanza della crescita del traffico
Tra gli aspetti positivi lo sviluppo del traffico, che nel 2024 ha raggiunto un volume mondo pari a 9,5 miliardi di passeggeri, anche se “Aci stima che in Europa le infrastrutture aeroportuali non saranno in grado di soddisfare fino al 12% della domanda nel 2050” avverte Gardini invocando una strategia comunitaria.
Il calo dei prezzi del greggio ha ridotto i costi operativi delle compagnie aeree, dato che il carburante rappresenta il 30% dei loro costi totali. Questo, unito alla forte domanda di traffico aereo, ha sostenuto la crescita di profitti. Non va però dimenticato che, nonostante questi benefici, le compagnie aeree dovranno comunque affrontare aumenti salariali, costi operativi in crescita e ritardi nelle consegne degli aeromobili, il che obbliga a mantenere in funzione modelli più vecchi, con impatti negativi sull’efficienza del carburante e potrebbe tradursi in un aumento dei prezzi dei biglietti.
Nonostante ciò, Il traffico passeggeri in Europa, secondo le stime ACI Europe, dovrebbe comunque crescere del 4% nel 2025, con l’Italia tra i Paesi che stanno avendo le migliori performance (+13,3% dal 2019 al 2024 secondo Air Service One), mentre nel 2025 crescerà del 3,6% nel 2025 (dato Eurocontrol Flight Forecast Update). “Un trend importante se si considera che nel 2024 abbiamo superato i 200 milioni di passeggeri con un traffico internazionale del 66% e una quota di mercato pari al 9% sul traffico totale europeo” precisa Gardini. Si tratta di un settore che ormai rappresenta in Italia un valore di 65 miliardi di euro (dato Luiss Assaeroporti), con 3 milioni di occupati se si considera anche l’indotto.
Nello scenario nazionale il presidente di ATRI ha preso in considerazione anche il tema della fusione tra ITA Airways e Lufthansa Group: “rappresenta una concreta opportunità per il mercato italiano soprattutto in ottica di crescita del turismo e della connettività nazionale, oltre alle positive ripercussioni nel Travel Retail legate ad un incremento dei volumi”.
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