Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha tra i tanti obiettivi, quello di trasformare la mobilità italiana. Uno dei target scelti per incidere davvero su un tema così delicato e dibattuto, è dedicare ampie risorse allo sviluppo dell’Alta Velocità ferroviaria, ma l’impatto previsto sul traffico autostradale potrebbe essere meno significativo di quanto ci si potrebbe aspettare.
Secondo un’analisi dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, solo il 3-4% dei passeggeri che attualmente utilizzano la rete autostradale a pedaggio sceglierà il treno al posto dell’auto. Il dato sale al 12-15% per le tratte ferroviarie in diretta competizione con le autostrade, ma resta comunque modesto rispetto alla crescita stimata del traffico su gomma nei prossimi dieci anni.
I numeri della mobilità: un quadro complesso
L’analisi, presentata il 4 dicembre a Roma durante l’evento “Vie del mare e intermodalità per l’integrazione e la sostenibilità dei trasporti europei”, è stata elaborata dal Centro Studi Gea – Green Economy Agency. Lo studio si è basato su due metodologie: da un lato, interviste ai passeggeri dell’attuale rete Alta Velocità (AV), dall’altro, proiezioni sul potenziale di spostamento di passeggeri con l’introduzione di servizi ferroviari più frequenti. Entrambi i metodi hanno fornito stime simili, indicando che la transizione dall’auto al treno sarà graduale e limitata.
Armando Cartenì, professore dell’Università della Campania, ha sottolineato:
“L’Alta Velocità e autostrade non sono in diretta competizione. Coprono esigenze di mobilità diverse: l’AV serve tratte di media-lunga percorrenza tra grandi città, mentre le autostrade soddisfano soprattutto la mobilità regionale e locale”.
Sfide per la decarbonizzazione e la sostenibilità
La mobilità su strada rimane il maggiore responsabile delle emissioni di gas serra in Italia, contribuendo per il 90% delle emissioni del settore trasporti, che a sua volta rappresenta il 25-30% del totale nazionale. Questo rende evidente la necessità di un cambio di paradigma. Cartenì ha precisato che, per raggiungere gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni, noti come Fit for 55, sarà essenziale investire nella decarbonizzazione dei veicoli e promuovere soluzioni di mobilità sostenibile.
Tra le azioni prioritarie, il professore menziona:
- Incentivi per il rinnovo del parco veicolare con modelli a basso impatto ambientale.
- Sviluppo delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici.
- Promozione della sharing mobility e del trasporto collettivo nelle città.
- Interventi culturali, come la diffusione di pratiche di eco-driving e la riduzione della dimensione media delle auto, cresciuta negli ultimi decenni.
Manutenzione delle strade: una priorità non rinviabile
Oltre agli investimenti ferroviari, sarà cruciale affrontare il tema della manutenzione della rete stradale. “Non si tratta di costruire nuove infrastrutture, ma di rigenerare quelle esistenti per estenderne il ciclo di vita” ha aggiunto Cartenì. Nei prossimi 10-15 anni, un piano nazionale integrato dovrà identificare fabbisogni e priorità, garantendo che la rete stradale rimanga funzionale e sicura.
Il futuro della mobilità italiana dipenderà dunque da una sinergia di interventi: dalla manutenzione della rete esistente alla promozione del trasporto collettivo, fino alla decarbonizzazione del settore stradale.
Con il traffico autostradale destinato a crescere, i prossimi anni saranno decisivi per costruire un sistema di trasporti capace di rispondere alle esigenze di sostenibilità, efficienza e sicurezza.
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