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Fiere, Italia sempre più internazionale: 267 manifestazioni, oltre le 264 nazionali

13/02/2023

In questo articolo

Un ritorno al pre-Covid che è trainato dalla spinta internazionale, volàno di un’industria da 22,5 miliardi di euro l’anno. Il 70% degli appuntamenti internazionali è localizzato in Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Veneto.

Aefi – Associazione esposizioni fiere italiane, a partire dal calendario predisposto dalla Conferenza delle Regioni, traccia il percorso 2023 del settore fieristico italiano, che riparte quest’anno con un’agenda da pre-Covid.

Saranno 267 le manifestazioni internazionali, dimostrando la fibra cosmopolita del comparto fieristico italiano, oltre ai 264 appuntamenti nazionali. Come detto, numeri caratteristici del pre-pandemia, che segnano in agenda 33 eventi internazionali (+14%) e 23 rassegne nazionali (+10%) in più rispetto allo scorso anno.

Aefi – che esprime quasi il 75% del fatturato del comparto e il 96% delle manifestazioni internazionali organizzate in Italia – lo definisce un “ritorno al futuro” che è, appunto, trainato dalla spinta internazionale, volàno di un’industria da 22,5 miliardi di euro l’anno, per un valore aggiunto stimato in 10,6 miliardi di euro (pari allo 0,7% del Pil).

IL SISTEMA FIERISTICO ITALIANO CRESCE

“Le fiere rappresentano un anello di congiunzione insostituibile tra l’economia globale e il nostro sistema produttivo – ha spiegato il presidente di Aefi, Maurizio Danese – intercettare e presidiare i mercati chiave per il made in Italy è un asset sempre più imprescindibile per lo sviluppo del comparto. Si tratta di una scelta strategica che gli operatori hanno ormai intrapreso, internazionalizzando manifestazioni già esistenti e spingendo l’acceleratore sugli incoming e sulla promozione all’estero, assieme ai partner istituzionali. Oggi anche le piccole fiere si stanno muovendo in questa direzione, con ricadute ugualmente importanti sui territori dove attraggono turisti d’affari alto-spendenti”.

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Secondo lo studio realizzato da Prometeia per Aefi nel giugno scorso, ogni euro di valore aggiunto generato direttamente dal sistema fieristico (da espositori, organizzatori e visitatori) ne produce ulteriori 1,4 euro nell’economia nazionale.

I settori più importanti

Protagonisti delle fiere internazionali più importanti sono i settori più votati all’export: tessile (14 % delle manifestazioni), tra cui ITMA presso Fiera Milano Rho, e food, beverage e hospitality (11%), con TASTE di Firenze. Poi sport, hobby, intrattenimento e arte (da COSMOPROF Worldwide Bologna a MIA FAIR e Design Week di Milano), tecnologia e meccanica e gioielli, orologi e accessori.

Il 70% degli appuntamenti internazionali è localizzato in Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Veneto. La Lombardia resta in testa anche per le manifestazioni italiane nazionali, seguita da Piemonte, Campania, Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Puglia.

Queste puntano a valorizzare in particolare i settori “sport, hobby, intrattenimento e arte” (17%), “agricoltura, silvicoltura e zootecnia” (14%) e “food, bevande e ospitalità” (12%), ma anche “arredamento e design d’interni” (7%) e “tessile, abbigliamento e moda” (7%).

Più 2% di crescita media annua

Secondo la stessa Prometeia, il b2b fieristico, che coinvolge decine di migliaia di imprese del made in Italy, è cresciuta in termini di fatturato (tra il 2012 e il 2019) del 2% medio annuo, 7 volte meglio rispetto al totale dell’economia italiana ferma al +0,3%.

Un valore aggiunto dal sistema fieristico: le aziende che anno creduto nelle fiere in quello stesso periodo avrebbero 12,6 punti di crescita cumulata in più delle vendite e 0,7 punti di marginalità lorda (Ebitda) in più rispetto a chi non ha partecipato.

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