64.000 metri quadrati la superficie sulla quale si ergerà per un totale di oltre 1,4 milioni di metri quadri interni, 12 torri che raggiungeranno un livello massimo di 48 piani (“solo” 30, invece, quelle più contenute).
Il progetto di Abraj Kudai, l’albergo in costruzione nei pressi della Mecca, già promette di essere non solo una notevole impresa architettonica e ingegneristica nel cuore del Regno dell’Arabia Saudita (nonché l’albergo più alto del mondo), ma soprattutto un’esperienza mozzafiato per i clienti dell’hotel.
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Abraj Kudai, il gioiello più alto dell’Arabia (e del mondo)
L’albergo è pensato per accogliere chi, tra i circa due milioni di fedeli che ogni anno si recano nella città sacra, deciderà di alloggiare a poche centinaia di metri dalla Sacra Moschea della Mecca per compiere l’Hajj, il pellegrinaggio di preghiera che costituisce uno dei cinque pilastri dell’Islam.
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Il progetto
Il progetto non è nuovo: già nel 2015 erano iniziati i lavori di progettazione, che avrebbero dovuto concludersi con l’inaugurazione nel 2017. L’idea era quella di gettare un’ombra (fisica) su Abraj al-Bait, il grattacelo alto 600 metri che dal 2011 occupa un po’ del cielo sopra la Mecca.
Siamo nel 2023 e Abraj Kudai non ha ancora aperto i battenti, ma promette di essere la Disneyland dell’hotellerie: 10 mila camere, 70 ristoranti (tra i quali possiamo solo immaginare almeno un paio di stellati) e quattro eliporti (o vertiporti?) sul tetto.
Gli hotel, in effetti, dovrebbero essere due: uno a quattro stelle e uno a cinque stelle, senza tenere conto dei quattro piani che potrebbero essere riservati alla Famiglia Reale Saudita. L’arredamento sarà firmato dallo studio londinese Areen Hospitality.
Il costo stimato è di 3,5 miliardi di dollari.
