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L’hotellerie italiana cresce, ma i prezzi…

24/05/2023

In questo articolo

Dal 2022 il settore alberghiero italiano è in forte ripresa, trainato dal turismo internazionale che mitiga i costi alti. E Venezia detiene il record di città più cara

L’ultimo report CBRE “2023 Italy Real Estate Market”, focalizzato su diversi aspetti, mette in luce la capacità del settore alberghiero di riprendersi anche velocemente dagli anni di pandemia, una ripresa che si è vista in particolare nel 2022 e che, però, è più trainata dal leisure e meno dal business travel, che invece ancora non si è ripreso del tutto.

La ricerca, però, fa emergere ancora alcuni punti negativi, come i prezzi troppo alti, soprattutto in alcune città italiana.

Crescita a più velocità, ma il business soffre

Come detto, la ripresa dell’hotellerie italiana nel 2022 è stata particolarmente forte, in particolare dal mese di aprile quando il gap tra le performance di occupancy delle camere e il numero di arrivi tra 2022 e 2019 si è progressivamente ridotto, tanto da superare i risultati pre-Covid. Si parla di un occupancy del 61% delle camere nei mercati primary e del 70% nei resort, a dicembre 2022.

La ripresa, come si vede, ha interessato soprattutto gli hotel di fascia superiore, grazie alla grande capacità di spesa della clientela più facoltosa soprattutto di origine internazionale, la quale ha quindi mitigato l’aumento dei costi operativi dovuti a inflazione e aumento dei costi energetici.

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Nel 2023, nell’ottica di un rallentamento delle economie avanzate unito al persistere dell’inflazione, si stima che rallenterà anche il recupero dei flussi turistici evidenziato finora, e pare che a soffrirne di più sarà la domanda business, e quindi anche le destinazioni urban secondary a vocazione direzionale in segmenti di fascia mid e upscale. Rimane invece stabile la domanda leisure e luxury, sempre per merito del turismo estero, favorito anche da un’insolita forza del dollaro sull’euro.

L’Italia è interessante per le riqualificazioni

Come per molti altri ambiti, l’Italia presenta alcune contraddizioni nel settore alberghiero. In particolare, c’è una contrapposizione tra i flussi turistici intensi e l’obsolescenza delle strutture, che ha il lato positivo di attirare investitori interessati a riqualificazioni, soprattutto l’ingresso di catene internazionali che favorisce l’innalzamento dello standard di qualità e di sostenibilità.

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Quest’ultima è importante, sia perché il settore alberghiero è da sempre interessato da un forte consumo energetico; ma anche perché la clientela sempre di più è attenta alla qualità e all’impatto ambientale dei suoi soggiorni, con una consapevolezza che la vede sempre più propensa a scegliere strutture attente all’ambiente.

E sono proprio questi investimenti a sostenere il settore. Nel 2022, infatti, sono stati investiti 1,6 miliardi di euro nel mercato Hotels, in linea con gli anni passati, e che vede gli investimenti nell’hotellerie al terzo posto, per dimensioni, nel report, dietro a uffici e logistica.

L’attività degli investitori persiste anche nel 2023 e lo farà anche nei prossimi anni, con operazioni con profilo di rischio value-add nelle città d’arte con vocazione leisure e che portino sia al riposizionamento di asset già esistenti, sia anche di convertire immobili con diversa destinazione d’uso (un esempio recente è la Torre Velasca a Milano). Sia la città meneghina sia Roma sono e saranno le protagoniste di un numero importante di completamenti di nuove strutture lusso ed extra-lusso gestite in management agreement o in locazione a catene internazionali.

I prezzi rimangono alti, e Venezia è da record

Si è detto che l’aumento del turismo internazionale facoltoso ha mitigato gli effetti dell’aumento dei costi, che comunque ci sono stati. Ovunque, ma in particolare a Venezia.

Nel 2022, infatti la Serenissima ha registrato un Adr pari a 330 euro e un RevPar a 198. Segue Roma, con tariffe medie a 260 euro e ricavi su camere disponibili a 156, e conclude il podio Firenze con rispettivamente 255 e 156 euro. Milano è al quarto posto, con medie di 215 e 129 euro.

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