Il trasporto aereo europeo ha bisogno di aiuto. È questa la naturale osservazione che si compie a fronte degli ultimi eventi che hanno colpito l’aviazione civile nel Vecchio Continente sin dall’inizio del 2023.
Dopo gli scioperi avvenuti in Francia e Germania, il tetto massimo di voli imposto in grandi aeroporti come quello di Amsterdam-Schiphol e la generale ripresa del traffico aereo nel post-pandemia, la situazione del trasporto aereo in Europa appare quanto mai complicata, soprattutto se si rivolge lo sguardo ai mesi più caldi, il picco della stagione turistica.
Un intricato cubo di Rubik, formato da una lunga serie di incognite che vanno da una cronica mancanza di personale all’interno dei principali hub ai ritardi accumulati da decine di compagnie aeree sin dall’estate del 2022. Problematiche sostenute da dati molto chiari e preoccupanti.
Secondo Eurocontrol, l’organizzazione intergovernativa che gestisce il sistema di controllo del traffico aereo europeo, i ritardi sui voli in arrivo nel Vecchio Continente hanno subito un aumento del 33% rispetto al 2019, raggiungendo in media quasi 17 minuti per volo. Cifre che durante i periodi di picco sono state più volte superate.
Anche sul fronte delle partenze la situazione non appare migliore. In quest’ultimo frangente la puntualità a inizio luglio era inferiore al 50%: una percentuale che, nei due mesi successivi, è salita poche volte al di sopra del 60%. Difficoltà e imprevisti talmente diffusi che il 6,9% dei voli di linea in Europa del 2022 non è riuscito a decollare.
La notizia peggiore di tutte è che la situazione nei cieli e negli aeroporti d’Europa durante la prossima stagione estiva potrebbe ulteriormente peggiorare.
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Un’estate impegnativa
“Non possiamo prevedere cosa accadrà o come gli aeroporti e i fornitori di servizi di navigazione aerea (ANSP) se la caveranno e questo rende impossibile per le compagnie aeree pianificare”. Sono queste le parole con cui Rory Sergison, Head of ATM Infrastructure Europe della IATA – International Air Transport Association.
Parole, quelle pronunciate dal dirigente dell’associazione internazionale, che giungono a un anno dalla chiusura degli spazi aerei della Russia e dell’Ucraina a causa del conflitto tra i due paesi. Una limitazione che durante il 2023 potrebbe spingere verso sud il traffico aereo, sovraccaricando il corridoio dell’Europa sud-orientale (Turchia e Grecia). Quest’ultimo, durante i prossimi mesi estivi, sarà già denso di traffico turistico verso le popolari destinazioni di vacanza che si trovano in quella zona di mondo.
Oltre al conflitto russo-ucraino, la recente e progressiva riapertura dei mercati asiatici, unita alla forte crescita del traffico nell’Europa centrale e nell’Europa sud-orientale, metterà ulteriormente sotto pressione i principali aeroporti del Vecchio Continente.
“E poi c’è la conflittualità sindacale – sottolinea Sergison – sotto questo punto di vista la Francia è particolarmente preoccupante in quanto gli ufficiali di controllo del traffico aereo non devono fornire dettagli sulla loro proposta di sciopero. Il loro spazio aereo potrebbe scendere a un servizio minimo con pochissimo preavviso“.
A tutto questo si devono aggiungere i tagli ai voli e gli scioperi del personale andati in scena rispettivamente negli aeroporti di Amsterdam-Schiphol e Londra-Heathrow. L’eventuale incapacità di questi due importanti hub europei di rispondere alla forte domanda prevista per l’estate 2023 rappresenta un ulteriore motivo di preoccupazione.
“Bisogna proteggere il consumatore – dichiara il dirigente di Iata – e dargli fiducia nell’ecosistema dei viaggi aerei. Questo non ci sarà a meno che non ci siano cambiamenti immediati e significativi”.
Ma quali potrebbero essere le soluzioni che l’Unione Europea potrebbe mettere per cercare di far fronte a questa vera e propria emergenza che sta colpendo il traffico aereo del Vecchio Continente?
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Cielo unico europeo
Con circa 30.000 voli al giorno, lo spazio aereo europeo è tra i più congestionati al mondo. L’attuale sistema di gestione del traffico viene suddiviso fra i territori dei singoli stati. Questo significa che i velivoli devono passare attraverso un vero e proprio mosaico composto da 27 diverse giurisdizioni.
A questo si deve aggiungere la presenza all’interno di queste aree di zone riservate all’uso militare nazionale, spesso più ampie del necessario. Questo sistema oltre ad allungare i percorsi dei velivoli (49 km in più dello stretto necessario stima la Comunità Europea), spesso è in balia degli scioperi indetti ciclicamente dal personale di volo e di terra.
Per fare un esempio, la parziale interruzione di servizio andata in scena lo scorso marzo presso alcuni dei più importanti aeroporti della Francia ha avuto pesanti ricadute sul traffico aereo di tutta l’Europa e non solo.
L’eventuale approvazione della riforma dello spazio aereo UE, richiesta a gran voce da molti vettori come Ryanair, Easyjet, Lufthansa e IAG durante il vertice di Airlines for Europe dello scorso 29 marzo, risolverebbe le problematiche legate a questa eccessiva frammentazione.
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Il cielo unico europeo dividerebbe in nove “blocchi funzionali” l’intero European airspace, massimizzando l’efficienza d’uso di quest’ultimo. Questa divisione in zone sovranazionali comporterebbe una drastica diminuzione dei disagi causati dall’azione sindacale, dal momento che, in caso di scioperi e interruzioni di servizio, potrebbero intervenire i restanti controllori del traffico aereo presenti nel blocco.
Oltre ad una maggiore efficienza gestionale, questa soluzione proposta dalla Commissione Europea andrebbe anche a beneficiare sui consumi di carburante (e sulle emissioni) dei velivoli.
Secondo la Comunità Europa e la stessa industria aeronautica, il Cielo unico europeo sarebbe anche in grado di ridurre le emissioni di CO2 del trasporto aereo fino al 10%: più di 50 milioni di tonnellate in un anno. Una diminuzione dovuta al “taglio” che questa soluzione apporterebbe ai voli “in eccesso”.
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Il progetto Albatros
Lanciato nell’ottobre del 2022, Albatros è il progetto co-fondato dall’Agenzia Europea per il Clima le Infrastrutture e l’Ambiente (CINEA) che ha l’obiettivo di mettere in campo nei prossimi anni una serie di soluzioni avanzate per fronteggiare le problematiche che sempre più si stanno delineando all’interno del trasporto aereo civile.
Un programma, quello portato avanti dalla sezione della Commissione UE dedicata alla decarbonizzazione e alla crescita sostenibile, che ha l’ambizione di garantire un’aviazione sostenibile, mantenendo allo stesso tempo elevati standard di sicurezza e resilienza.
Oltre ad inserirsi all’intento del Green Deal europeo, il progetto dell’Unione Europea per il raggiungimento della neutralità climatica sull’intero continente entro il 2050, Albatros intende operare in sinergia con l’industria dell’aviazione e le compagnie aeree.
Questo programma punta infatti a creare una serie di soluzioni in grado di “tenere il passo” delle grandi trasformazioni relative al trasporto aereo: dai nuovi sistemi di carburante ed energia impiegati per i velivoli (SAF, idrogeno, ecc.) alle future infrastrutture aeronautiche che aeroportuali.
Tra i fattori principali legati al futuro dell’aviazione che Albatros cercherà di prendere in considerazione ci sono:
- Impatto dei cambiamenti climatici sugli aeroporti e sulla sicurezza dei voli
- Rischi legati all’introduzione di nuovi tipi di aeromobili
- Incidenti legati al cyber-crimine
- Misure per aumentare la resilienza dell’aviazione (durabilità di aeromobili e infrastrutture aeroportuali e sicurezza dei passeggeri)
Il prossimo novembre il progetto patrocinato dalla Commissione Europea rilascerà un’analisi delle potenziali strategie di sopravvivenza e mitigazione del comparto dell’aviazione civile e il suo primo concept di condivisione in tempo reale delle informazioni sulla sicurezza.
Bisognerà aspettare altri due anni, per l’esattezza giugno 2025, per il lancio del primo kit di strumenti digitali online di Albatros specializzati per il supporto decisionale delle squadre di crisi e del personale di emergenza negli aeroporti europei.
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