Pentimento. È questo il sentimento che sempre più cittadini inglesi stanno provando a seguito della Brexit. Lo scorso 31 gennaio è stato il terzo anniversario dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, una data che ancora oggi crea aspre polemiche in tutto il Paese. Secondo un recente sondaggio pubblicato sul The Guardian, la Bregret – gioco di parole tra “Brexit” e “regret” (rimpianto) – è una parola che ormai i cittadini U.K. hanno imparato a conoscere.
Secondo il poll del quotidiano inglese il 57% delle persone intervistate sarebbe a favore del ritorno del proprio paese nell’UE, con il restante 43% dalla parte della scelta compiuta dal governo britannico nel 2019. Un altro dato interessante è che il 49% del campione ritiene che la Brexit indebolisca l’economia, a fronte di un 13% convinto che sia uno strumento per il suo rilancio.
Oltre all’economia la Brexit ha avuto un impatto fortissimo per il settore dei viaggi, sia lesiure che business. Ma quali sono le conseguenze che l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea ha avuto sul mondo degli work trips?
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Le sfide affrontate dal business travel nel post-Brexit
Dopo il periodo di transizione concluso il 31 dicembre 2020, per entrare nel Regno Unito serve di default un passaporto. Una necessità che, specialmente in Italia, rappresenta già di per sé un ostacolo. Sono moltissimi i cittadini italiani che, negli scorsi mesi, hanno dovuto affrontare problematiche e disservizi anche solo nel fissare un appuntamento per il rilascio o rinovo di un documento di viaggio.
Fino a tre anni fa qualsiasi cittadino poteva trasferirsi e rimanere nel U.K. per tutto il tempo che voleva senza la necessità di alcun documento o permesso. Dal 1° febbraio del 2020, data di inizio del periodo di transizione della Brexit, il Regno Unito è diventato a tutti gli effetti un Paese extra-europeo, come lo sono gli Stati Uniti, l’Australia o la Russia. Un allontanamento virtuale dei confini che ha costretto migliaia di business travelers di munirsi di un visto di ingresso per lavoratori stranieri valido nell’oltremanica.
Le regole del nuovo sistema per l’immigrazione britannico sono chiare. Tutti i cittadini dell’Unione europea, dello Spazio economico europeo e della Svizzera che intendono lavorare nel Regno Unito per più di 6 mesi, devono richiedere un visto.
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Il governo inglese ha anche implementato un nuovo sistema per l’immigrazione basato su un sistema di “punteggio” che, secondo l’esecutivo, darebbe “la priorità alle competenze e al talento rispetto alla provenienza di una persona”.
Quali doti deve avere una persona per poter lavorare nel Regno Unito?
Ogni cittadino europeo deve presentare la propria richiesta sul sito gov.uk. Per poter raggiungere la soglia minima di 70 punti per ottenere il visto di lavoro, sono necessarie tre requisiti fondamentali:
- la conoscenza avanzata della lingua inglese (almeno di livello B1)
- un titolo di studio (laurea, master, ecc.) qualificato per la professione che si intende svolgere
- uno stipendio non inferiore alle 27.000 sterline l’anno (circa 30.000 euro)
Non è necessario avere un visto di lavoro se la permanenza sul suolo britannico è inferiore ai 6 mesi. In quel caso è possibile entrare nel Regno Unito più volte durante quel lasso di tempo, partecipando a una vasta gamma di attività , tra cui turismo, visite a familiari e amici, studio a breve termine e attività commerciali, come eventi e conferenze. A livello lavorativo, anche in questo caso esistono delle limitazioni.
I business visitors, ossia i lavoratori che rimangono nel Regno Unito per un periodo inferiore ai sei mesi, non possono:
- fare un lavoro retribuito o non retribuito per un’azienda del Regno Unito o come libero professionista
- fare un tirocinio o uno stage
- vendere direttamente al pubblico o fornire beni e servizi
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Alcune eccezioni
Esistono tuttavia delle agevolazioni che permettono a molti cittadini di intraprendere dei percorsi “alternativi” a livello lavorativo, studentesco e universitario. Queste “eccezioni” sono le seguenti.
Skilled Worker visa
Un percorso dedicato a tutti i lavoratori specializzati. Per essere idoneo per questo tipo di visto è necessario:
- avere un’offerta da società con sede in UK che necessitano di personale non disponibile sul suolo britannico autorizzata dall’Home Office
- avere uno stipendio superiore alle 26.500 sterline (20.480 per alcuni lavori specifici).
- saper parlare inglese a livello intermedio B1
Health and Care visa
Visto specifico per tutti i lavoratori specializzati nel settore sanitario e dell’assistenza sociale. Per riceverlo è necessrio:
- aver ricevuto un’offerta dal National Health Service, il servizio sanitario britannico
- essere in grado di soddisfare i requisiti del percorso del lavoratore qualificato
- saper comprendere e parlare la lingua inglese
Global Talent visa
Permesso che consente alle persone più qualificate di venire nel Regno Unito anche senza un’offerta di lavoro. Le persone che possono ottenere questo visa devono “eccellere nel campo della scienza, delle scienze umane, dell’ingegneria, delle arti (inclusi film, fashion design e architettura) e della tecnologia digitale“.
Student Route
Visto aperto a tutti i ragazzi e ragazze che vogliono intraprendere un percorso di studi in un’istituto scolastico del Regno Unito. Può fare richiesta dello Student Route chi:
- ha avuto un’offerta per il posto in un corso da una sponsorhip per studenti autorizzata dall’Home Office
- sa parlare, leggere, scrivere e capire l’inglese
- ha abbastanza denaro per mantenersi e pagare il corso
- intende sinceramente studiare in U.K.
Graduate visa
Dedicato a chi completi con successo un percorso universitario (o anche di livello superiore) nel Regno Unito. Il Graduate Vista permette a un neo-laureato di soggiornare e lavorare, o cercare lavoro, per un periodo massimo di 2 anni (3 anni per dottorandi) dopo avere completato i propri studi.
Nonostante le difficoltà giunte a seguito della Brexit le possibilità di trovare lavoro in Inghilterra, passaporto permettendo, ci sono. Un muro, quello alzato dal Regno Unito nei confronti dell’Europa, che potrebbe essere parzialmente abbattuto anche dall’adesione inglese alla Comunità politica europea.
La piattaforma, pensata come strumento per superare le divisioni interne all’Ue sull’allargamento a nuovi Stati membri e fondata nell’ottobre del 2022 su proposta del presidente francese Emmanuel Macron, potrebbe essere il mezzo per annullare una separazione malvista da sempre più persone.Â