L’industria dell’aviazione è in una fase cruciale di trasformazione, spinta dalla necessità di ridurre le emissioni di CO₂ e contribuire a un futuro più sostenibile. Tra le soluzioni più promettenti, spicca il SAF (Sustainable Aviation Fuel), un biocarburante che può ridurre significativamente l’impatto ambientale dei voli. Ma quali sono le sfide, le opportunità e i progressi concreti nell’adozione del SAF? Ne parliamo con Marco Mannocchi, Senior Public Affairs Manager, Europe South di Neste, il maggior produttore mondiale di SAF. Mannocchi, in precedenza ha lavorato per Confindustria come senior Adviser EU Affairs a Bruxelles dove era responsabile del portfolio energia, clima e ambiente. Insieme cercheremo di capire come e se questo combustibile può davvero rivoluzionare il settore del trasporto aereo nei prossimi anni.
In questo momento l’adozione del SAF a livello europeo e in particolare italiano, a che punto è?
Partiamo da un dato di fatto. L’industria dell’aviazione ha come obiettivo quello di raggiungere le zero emissioni nette di carbonio entro il 2050. Il SAF è una leva fondamentale per decarbonizzare il settore e raggiungere questo obiettivo. Il suo uso, infatti, riduce le emissioni di gas serra fino all’80% lungo il ciclo di vita rispetto al carburante di origine fossile. Numeri alla mano: per arrivare a zero emissioni nette, entro la data stabilita, circa il 65% della riduzione delle emissioni necessaria deve essere ottenuto tramite SAF, ma ad oggi, in Europa, questo tipo di carburante rappresenta meno dello 0,05% sul totale. Complessivamente vediamo una disponibilità degli operatori a confrontarsi su questo tema. SEA Milano, per esempio, è stato il primo gestore aeroportuale -e finora l’unico in Italia- a mettere un incentivo a partire già dal 2023, di 500 euro per tonnellata, oggi esteso a 1000. È chiaro che per i produttori queste politiche sono molto importanti perché stimolano la domanda.
Cosa prevede esattamente la normativa UE?
L’UE ha sviluppato il Regolamento ReFuelEU Aviation che stabilisce obiettivi vincolanti (“mandati”) per l’uso del SAF. Si inizia con il 2% nel 2025, si arriva al 6% entro il 2030, che è praticamente domani. Per poi proseguire con un aumento ogni cinque anni fino al 70% entro il 2050. Il mandato del 2% di SAF equivale a circa un milione di tonnellate di SAF. Neste ha una capacità produttiva globale di SAF che raggiungerà 1,5 milioni di tonnellate annue nel 2024 e potrebbe ipoteticamente fornire da sola il mandato europeo per i prossimi anni.
Come negli altri Paese europei, il Regolamento ReFuelEU Aviation sarà applicato in Italia a partire dal 2024, con l’obbligo di immissione in consumo di SAF che inizierà nel 2025. In Italia l’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) è responsabile dell’implementazione di ReFuelEU e dello sviluppo di una roadmap nazionale per il SAF. In questo senso, noi stiamo lavorando attivamente con ENAC e con il Ministero dei Trasporti, e abbiamo aderito nel 2023 al Patto per la decarbonizzazione del trasporto aereo, un’iniziativa guidata da Aeroporti di Roma che riunisce i principali operatori del settore e fa da cerniera per la roadmap con il Ministero. Il Patto si è ora trasformato in Fondazione e stiamo valutando se entrare a far parte anche di questa nuova iniziativa.
Quali sono le principali innovazioni che avete sul mercato e quelle in via di sviluppo?
Neste produce il SAF basandosi sulla tecnologia proprietaria NEXBTL™. Si tratta di una piattaforma unica che ci permette di trasformare una vasta gamma di grassi e oli in prodotti rinnovabili di alta qualità. La tecnologia NEXBTL è stata brevettata oltre 25 anni fa e rappresenta il pilastro della nostra produzione di carburanti rinnovabili. In particolare, produciamo un tipo di SAF chiamato “HEFA” (Hydrotreated Esters and Fatty Acids), che è attualmente il SAF di maggiore commercializzazione, che rappresenta circa l´80% di tutto il SAF utilizzato oggi.
Contemporaneamente stiamo sviluppando nuovi percorsi di produzione SAF, puntando su nuove materie prime promettenti come alghe, oli vegetali innovativi e nuove tecnologie di produzione come i carburanti “power-to-liquid” (o “e-fuels”). Prevediamo che queste innovazioni siano disponibili su scala commerciale nel prossimo decennio.
Inoltre, siamo impegnati a supportare i nostri clienti nella riduzione delle proprie emissioni di gas serra nell´ordine di almeno 20 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030. Questo risultato sarà conseguibile anche attraverso Neste Impact: una soluzione “book and claim” per ridurre le emissioni scope 3 delle aziende nel settore dell´aviazione, in linea con le Aviation Guidance per l’aviazione del Science Based Targets initiative (SBTi), il gold standard nella rendicontazione climatica, verificata da terze parti e validata tramite il registro ISCC SAF credit.
Il quadro normativo è adeguato o cosa dovrebbe essere migliorato?
Chiaramente il supporto politico è fondamentale per incrementare la produzione di SAF. Politiche a supporto della domanda, come incentivi e mandati, sono importanti per attrarre investimenti in nuova capacità produttiva e supportano le compagnie aeree, che operano in un contesto altamente competitivo, nell’accelerare l’uso di SAF.
Il Regolamento ReFuelEU Aviation, così come l’analogo meccanismo presente nel Regno Unito, sono, dal nostro punto di vista, passi che vanno nella giusta direzione. Ma da soli non bastano. Occorre un bacino, il più ampio possibile, di materie prime sostenibili per sviluppare ulteriormente la produzione e un approccio neutrale rispetto alla tecnologia, che consenta al settore di innovare nuove materie prime e tecnologie produttive.
Quali sono i vostri piani futuri?
Abbiamo ampliato la nostra raffineria a Singapore, che adesso ha una capacità produttiva di SAF a 1 milione di tonnellate all’anno. Inoltre, stiamo ampliando anche la raffineria di Rotterdam, con un investimento di 1,9 miliardi di euro, che porterebbe la nostra capacità produttiva totale di SAF a 2,2 milioni di tonnellate all’anno entro il 2026. Una crescita fondamentale, considerate le prossime scadenze.
E da ultimo, siamo tra i primi produttori al mondo anche di diesel rinnovabile, un’alternativa sostenibile al diesel fossile. L’Italia ha sviluppato una chiara leadership nello sviluppo di una supply chain per di biocarburanti ed è anche il primo Paese in Europa ad aver aderito alla Global Biofuel Alliance lanciata dal G20 presieduto dall’India nel 2023.
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