Dopo oltre 50 giorni di sciopero, i lavoratori della Boeing hanno finalmente trovato un accordo con l’azienda. Questo mette fine a una delle agitazioni sindacali più significative nella storia recente del colosso aerospaziale.
Il 13 settembre 2024, circa 33.000 dipendenti della Boeing, tra cui operai e macchinisti impegnati nella produzione dei modelli 737 MAX, 767 e 777, avevano incrociato le braccia per protestare contro le condizioni salariali ei benefici previsti da un contratto precedentemente proposto che offriva un aumento del 25% in quattro anni, giudicato insufficiente dai lavoratori.
Leggi Anche: Le difficoltà di Boeing, solo 7 ordini di aerei ad aprile rispetto ai 57 di Airbus
I termini dell’accordo
Il nuovo contratto prevede un aumento salariale complessivo del 38% distribuito su quattro anni. Oltre all’aumento salariale, i lavoratori riceveranno un bonus di ratifica di 12.000 dollari e un miglioramento dei contributi al piano pensionistico, anche se non è stato ripristinato il vecchio sistema pensionistico aziendale.
Il nuovo stipendio medio per i macchinisti della Boeing arriverà a circa 119.000 dollari all’anno entro il 2028. Questo incremento retributivo è visto come una vittoria per i lavoratori che da tempo lottano contro l’aumento delle tasse e il rallentamento della crescita salariale.
Jon Holden, presidente del sindacato IAM -Associazione Internazionale dei Machinisti e dei Lavoratori Aerospaziali, ha commentato con entusiasmo l’accordo:
“È una vittoria per i lavoratori che erano determinati a recuperare più di un decennio di salari stagnanti. Ora è nostro compito tornare al lavoro e iniziare a costruire gli aerei e riportare questa azienda al successo finanziario».
Le conseguenze dello sciopero
Lo sciopero ha avuto un impatto devastante sulla produzione e sulle finanze di Boeing. La sospensione della produzione del 737 MAX, uno degli aerei più venduti al mondo, e di altri modelli come il 767 e il 777 ha causato ritardi significativi nelle consegne, con perdite stimate intorno ai 50 milioni di dollari al giorno.
Questo ha portato a un ammanco totale di circa 10 miliardi di dollari, una cifra che ha costretto Boeing a rivedere le proprie strategie finanziarie. Per limitare i danni, l’azienda ha raccolto 21 miliardi di dollari sul mercato per evitare il declassamento del proprio rating creditizio.
Inoltre, Boeing ha dovuto ridurre la propria forza lavoro, annunciando il taglio di circa 17.000 posti di lavoro, pari al 10% della sua forza lavoro globale. Questa mossa, necessaria per contenere i costi, ha ulteriormente aggravato le crisi interne dell’azienda. Il rallentamento della produzione ha avuto ripercussioni anche sulle compagnie aeree, che hanno dovuto rivedere i propri piani di crescita a causa della scarsità di nuovi velivoli.
Con la fine dello sciopero, Boeing può finalmente respirare e concentrarsi sulla ripresa della produzione e sul recupero dei ritardi. Ma non ci si può nascondere dietro un dito perché ha davanti tanti ostacoli per ristabilire la propria stabilità. A partire la qualità della produzione e il ripristino della fiducia tra i lavoratori e la dirigenza. Il CEO Robert Ortberg si dice ottimista e ha dichiarato che ora la priorità è recuperare il terreno perso e tornare a operare con la massima efficienza possibile.
***
CONTINUA A LEGGERE SU BUSINESSMOBILITY.TRAVEL
Per non perderti davvero nulla seguici anche su LinkedIn, Instagram e TikTok