Il nuovo sistema di controllo dei flussi: la UE rinvia ma un’altra data non c’è

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Diversi Paesi non erano ancora pronti e ora l'introduzione graduale sembra ora l'opzione più probabile

L’implementazione dell’Entry/Exit System (EES), il nuovo sistema di controllo dei flussi di ingresso e uscita dall’area Schengen, ha subito un nuovo rinvio senza una data da destinarsi. La notizia è stata confermata da Ylva Johansson, commissaria agli Affari Interni dell’Unione Europea, al termine della riunione dei ministri dell’Interno dell’UE. L’entrata in vigore del sistema, inizialmente prevista per il 2022 e già posticipata più volte, era fissata per il prossimo 10 novembre.

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I motivi del rinvio

Il principale ostacolo all’implementazione del sistema EES risiede nella mancanza di preparazione di alcuni paesi membri. Germania, Francia e Paesi Bassi, in particolare, non sono ancora pronti a gestire il sistema in maniera efficiente. Questo ritardo ha portato la Commissione Europea a prendere la decisione di rinviare nuovamente il progetto. Secondo le dichiarazioni di Johansson, i test tecnici necessari per il corretto funzionamento del software non sono stati ancora completati, nonostante ad agosto fosse stato annunciato che i lavori erano stati completati.

Implicazioni per chi viaggia

L’Entry/Exit System è un progetto chiave per modernizzare i controlli alle frontiere esterne dell’UE. Quando entrerà in vigore, tutti i cittadini extracomunitari, inclusi i britannici, saranno soggetti a controlli aggiuntivi. Saranno raccolti dati biometrici, come impronte digitali e scansioni facciali, che verranno conservati in un database centralizzato per un periodo compreso tra tre e cinque anni. L’obiettivo è garantire una maggiore sicurezza ai confini, combattere la frode d’identità e migliorare la gestione dei flussi migratori.

Il sistema avrà un impatto significativo perché l’introduzione di controlli più rigorosi potrebbe generare code più lunghe.

Un sistema per la sicurezza e la modernizzazione dei confini

L’EES punta a sostituire la tradizionale timbratura fisica dei passaporti con un registro digitale delle entrate e delle uscite dall’area Schengen. I dati raccolti includeranno le informazioni biometriche e i dettagli relativi al passaporto, alla data di ingresso e uscita e, nel caso di negazione dell’accesso, al motivo della decisione. I cittadini extracomunitari che si rifiuteranno di fornire le proprie impronte digitali o la scansione facciale non potranno entrare nell’Unione.

Oltre a migliorare i controlli alle frontiere, l’EES consentirà una maggiore condivisione di informazioni tra le autorità dei vari Stati membri. Tutto questo, almeno sulla carta, dovrebbe aiutare nella prevenzione di frodi e furti d’identità, ma anche identificare in modo più efficiente chi supera il limite di permanenza nei Paesi Schengen, fissato a 90 giorni su un periodo di 180 giorni.

La possibilità di un’introduzione graduale sembra ora l’opzione più probabile, ma non è ancora stato annunciato un piano ufficiale.

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