Torna la Conferenza Annuale di Gbta Italia, all’Hotel Enterprise di Milano, aperto dalle “padrone di casa” Catherine Logan Regional SVP – EMEA and APAC di Gbta Europe e Roberta Billé Presidente Gbta Italia. Per parlare di un mercato in grande crescita. Ma ancora sotto – per transazioni, non per valore – il 2019. Anche se non è stato così per il trasporto aereo. Che ha superato, e che supererà, il famigerato anno epidemico del Covid. Come ha raccontato il Ceo di TRA Consulting ed esperto di trasporti Andrea Giuricin nel primo panel dell’incontro: “nel 2023 abbiamo avuto 163 milioni di passeggeri di passeggeri contro i 161 del 2019. E per l’anno in corso ce ne aspettiamo 175-180 milioni sui nostri cieli. Con un vero e proprio boom di Fiumicino, che cresce del 23-24%, per 49 milioni di passeggeri“.
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Italia mercato dinamico. Ma in Usa vi sono margini migliori
L’Italia è un mercato dinamico, grazie anche alla liberalizzazione europea del 1997, sottolinea Giuricin, anche se la liberalizzazione negli Usa, avvenuta sotto il presidente Carter nel 1978, ha portato alle cinque big statunitensi (American Airlines, Delta Air Lines, United Airlines, Southwest e, un po’ più staccata, Alaska Air, ndr) margini migliori: “dopotutto il mercato italiano è molto concorrenziale, con una forte presenza delle low cost. E ci aspettiamo di raggiungere a breve 230 milioni di passeggeri in Italia, anche se si sta sempre di più spingendo alla multimedialità, grazie al boom dell’alta velocità ferroviaria. In Italia, primo paese a liberalizzare in Europa ed ora un po’ congestionato. Basta vedere i continui problemi operativi sulla Rete. Ma anche in Francia o in Spagna, sulla Madrid-Barcellona ad esempio. Il che serve anche per la sostenibilità. Perseguita nel settore anche con il Saf e con gli aeroporti a emissioni zero“.
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Mercato BT e il problema prezzi (e di offerta)
Il mercato del BT sconta, come tutto il travel, il problema dei prezzi. Ma anche dell’offerta. “C’è un problema di crescita dovuta al fatto che mancano gli aerei. Noi ne abbiamo ordinati 300 ma Airbus, ad esempio – ma i problemi vi sono anche e soprattutto con Boeing – ce ne ha consegnati 6…” commenta Flavio Ghiringhelli Country Manager Italy di Emirates e Presidente IBAR. Problemi di offerta ma, anche, problemi di diminuzione di viaggi, in particolare in alcuni settori come quello bancario e quello assicurativo: “Alcuni settori e, in particolare, il middle management viaggiano di meno. Naturalmente anche e soprattutto per un problema di costi” afferma Giorgio Garcea Chief Commercial & Operations Officer di Cisalpina Tours.
Problemi derivanti anche dagli strascichi del Covid ma, anche, da un settore che si è rivoluzionato negli ultimi anni, “con un’iper-personalizzazione e una grande complessità nei nuovi viaggi, che vanno a colpire principalmente la distribuzione. Che può stare al passo solo con la digitalizzazione” racconta Francesca Benati, Senior Vice President Travel Sellers Europe & Managing Director Italy di Amadeus.
Complessità che deriva anche da una grande frammentazione nel mondo degli hotel – segmento cresciuto di più nei prezzi – e di una grande attenzione per la sostenibilità: ma “c’è voglia di aggregazione, anche in white label. Al momento solo il 5% degli hotel italiani sono di catene in Italia, contro oltre il 25% in Francia. Inoltre stiamo lavorando sui procurement standard per la sostenibilità, per dare le giuste info alle aziende per viaggiare in modo sempre più green” dice Sara Digiesi Chief Executive Officer di BWH Hotels Italia e Malta.
I travel manager sempre più manager?
Se il mercato è questo, Luca Solari, Professore ordinario di Organizzazione e risorse umane, Executive Coach e Strategic Advisor, sottolinea il fatto che da gestori di operations e controllo i travel manager devono diventare sempre più strategici, “e lo devono fare parlando e maneggiando i dati, più che i sistemi di prenotazione o quant’altro“. Solari che aggiunge come in Italia e i Europa i travel manager siano inquadrati più sotto al Procurement e all’HR, mentre negli Usa più sotto il Planning e il Finace.
“Ma non è importante parlare con l’AD. Ma far capire che noi facciamo viaggiare i colleghi per fare business. Non siamo un costo ma un investimento. Ottimizzando i viaggi” il commento di Cesare Belosi, storico travel manager del gruppo Fca poi Stellantis e ora Global Travel & Expenses Manager di CNH. A cui fa eco Giuseppe Viesti Travel and Mobility Manager di Ferragamo: “In effetti i top manager credono di saperne più di te perché hanno viaggiato di più, come molti italiani si credono migliori allenatori di calcio rispetto al coach della Nazionale perché hanno visto tante partite” commenta Viesti, che, però, evidenza come “ai top manager bisogna dire la verità e fargli capire la complessità del settore“. Per non trovare poi qualche consulenze che tagli con l’accetta “i costi del travel, senza saper cosa tagliare. Ad esempio le spese della TMC…che lavorano con fee e con incassano mica quello che spendiamo per viaggiare“.
“Ecco appunto” chiosa Elena Carlino Direttrice Commerciale Business Travel di Gattinoni BT, “molti non comprendono che noi siamo partner e ottimizziamo i loro viaggi. Non siamo un fornitore mero centro di costo. E questo lo possiamo fare grazie alla continua collaborazione con i Travel manager. Cosa cha facciamo da anni“.
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