L’Italia non è prima nel mercato Mice. Anzi secondo Uia è al sesto posto

26/09/2024

In questo articolo

Di recente Icca piazzava l‘Italia in prima posizione per numero di congressi ospitati, ma secondo Uia le cose stanno diversamente: non solo non è la prima, ma esce dal podio (fino al 2007 era terza) e continua a perdere mercato.

Belgio, poi Spagna, Austria, Regno Unito e Francia, solo in sesta posizione arriva l’Italia: è la classifica europea stilata da Uia, l’Union of International Associations, nel suo 65° report che fotografa il mercato congressuale globale.

La posizione sul mercato mondiale è anche peggiore, siamo noni nella classifica capitanata da Belgio, Usa e Giappone. Per quanto riguarda la classifica per città sul podio ci sono Bruxelles, Vienna e Tokyo, bisogna arrivare fino alla diciottesima posizione per trovare Roma e la 33esima per Milano.

Numeri che smentiscono, e non di poco, quelli solo recentemente diffusi da un’altra associazione, l’Icca, che posizionava il Bel Paese al primo posto per numero di congressi ospitati.

Siamo sesti o primi?

Risultati molto diversi, spiegati semplicemente: Uia raccoglie la domanda del mercato grazie al database di 75mila organismi internazionali (44.714 verticali nell’organizzazione di eventi) in 271 Paesi. Conti alla mano l’Union ha calcolato 554.714 eventi internazionali lo scorso anno. L’Icca utilizza invece un metodo ibrido di rilevamento che fa riferimento ai suoi 900 associati, con una campionatura necessariamente più scarsa.

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Ma quali sono i problemi dell’Italia “congressuale”?

A quanto pare l’Italia non è più quella meta attraente che è stata, per il mondo Mice: se fino al 2007 abbiamo occupato stabilmente uno dei tre gradini del podio – proprio quell’anno il terzo, per la precisione – oggi l’offerta congressuale italiana non è più all’altezza.

Anche Eureka Mice International, società specializzata nel marketing congressuale, in una nota sottolinea che l’Italia, oggi, “si trova in una posizione arretrata tra i Paesi europei a vocazione turistica. Considerando che l’Europa detiene da sempre oltre il 50% del mercato mondiale (57% nel 2023 contro il 23% dell’Asia, il 13% delle Americhe, il 4% dell’Africa e il 3% dell’Australasia/Oceania), l’attuale posizionamento dell’Italia è tutt’altro che soddisfacente”.

Nella stessa nota si legge che le cause di questo declino sarebbero soprattutto legate all’incapacità dell’Italia di rispondere al cambiamento, all’incapacità di adattarsi al mercato di oggi, ma anche a investimenti sbagliati e strategie inefficaci. A questo si aggiunge un’aumento dei costi in generale, aggravati dall’inflazione recente, e soprattutto quelli legati a spostamenti e alloggio.

Attrarre finanziamenti e investitori, che sempre più richiedono innovazione tecnologica e attenzione alla sostenibilità, in questo contesti diventa complesso e l’Italia, semplicemente, sembra non esserci riuscita.

Stiamo pagando errori importanti che affondano le radici nel passato – ha spiegato Giancarlo Leporatti, Ceo di Eureka Mice International, ripreso da Pambianco e principalmente l’incapacità di riconoscere i meccanismi fondamentali di questo settore: le logiche economiche, l’importanza dei grandi ricettori come i centri congressi, che sono motori dell’economia congressuale del territorio, e il ruolo centrale delle istituzioni e della pubblica amministrazione nel fare da tramite e da punto di riferimento per i grandi organizzatori”.

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