La tassa di soggiorno è ormai una spesa inevitabile per chiunque debba o voglia viaggiare in Italia. Recentemente, il Ministero del Turismo ha proposto un possibile aumento del limite massimo dell’imposta, che potrebbe arrivare fino a 25 euro per notte, una cifra ben superiore agli attuali 10 euro applicati nelle località più esclusive. Questa prospettiva ha sollevato non poche preoccupazioni, considerando che la tassa, variando a seconda della località e della tipologia di struttura, può già rappresentare un onere significativo.
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Un tesoro da 700 milioni di euro
Il Codacons, associazione a tutela dei consumatori, definisce la tassa di soggiorno un vero e proprio “tesoretto” per i comuni italiani, che genera circa 700 milioni di euro all’anno. Tuttavia, l’associazione critica l’utilizzo di questi fondi, sottolineando che spesso vengono gestiti con “poca trasparenza”. Sebbene questi proventi dovrebbero teoricamente essere reinvestiti in progetti per migliorare l’accoglienza turistica e i servizi locali, le modalità di impiego rimangono spesso poco chiare, sia per i cittadini che per i turisti.
Come varia il costo del pernottamento in Italia
Attraverso l’analisi delle diverse destinazioni turistiche, emerge una grande varietà negli importi dell’imposta di soggiorno: scopriamola insieme.
Città d’arte: le più costose
Le città d’arte, da sempre tra le mete più amate dai turisti stranieri, risultano essere le più care in termini di tassa di soggiorno. Roma, in vista del Giubileo del 2025, detiene il primato, con importi che possono raggiungere i 10 euro per notte negli hotel a 5 stelle. Anche negli alberghi a 4 stelle la tassa è elevata, con un costo di 7.50 euro. Le strutture più economiche, come B&B, guest house e case vacanza di prima categoria, applicano una tassa di 6 euro. Firenze, un’altra destinazione turistica di spicco, richiede un contributo fino a 8 euro per le strutture di alta categoria, mentre campeggi e alberghi a 1 stella prevedono una tassa di 3.50 euro a notte.
Località di mare
Nelle località balneari più rinomate, come Taormina, Santa Margherita Ligure e Forte dei Marmi, la tassa può raggiungere i 5 euro per notte negli hotel a 5 stelle. Il contributo cresce proporzionalmente al numero di stelle della struttura, con ogni stella che aggiunge circa 1 euro alla tassa. In strutture più economiche, come campeggi, case vacanze e bed & breakfast, l’imposta si aggira intorno ai 2 euro per notte.
Destinazioni di montagna
Anche le località di montagna, particolarmente quelle celebri per il turismo invernale, registrano imposte di soggiorno significative. A Cortina d’Ampezzo, che ospiterà le Olimpiadi Invernali del 2026, la tassa varia dai 3 ai 5 euro per notte, a seconda della categoria dell’hotel. A Courmayeur, il contributo richiesto per un soggiorno in una casa per ferie è di 0.50 euro, mentre nei rifugi alpini si arriva a 1 euro. Nei migliori hotel, la tassa può toccare i 4 euro per notte.
L’aumento della tassa di soggiorno solleva interrogativi su come questo ulteriore onere influenzerà i viaggi in Italia: riusciranno i comuni a garantire trasparenza nell’uso dei fondi, senza compromettere l’attrattiva del paese?
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