I lavori della giornata dedicata al secondo Pambianco Hotellerie Summit, il 13 marzo a Milano, si sono aperti con la presentazione dei numeri dell’economia deI viaggi e del turismo in Italia (che vale il 10% del PIL, con 2,8 milioni di occupati, ovvero il 12% della forza lavoro complessiva italiana) di Alessio Candi, Consulting & M&A Director Pambianco.
Il saldo del comparto è in forte attivo: i primi 9 mesi del 2023 confermano una andamento positivo, con un +7% sul 2022 (ultimo anno con dati completi, che sono quelli ai quali ci riferiremo). La crescita più significativa però si apprezza guadando al decennio appena passato: negli ultimi 12 anni il saldo commerciale è in netto positivo. Nel 2010 la bilancia commerciale segnava +8,8 miliardi, nel 2022 +18,2 miliardi. “Quindi, un settore strategico per il nostro paese”, sottolinea Candi.
Flussi turistici: mancano ancora i visitatori internazionali
A tornare a viaggiare non sono solo gli ospiti italiani, ma soprattutto quelli stranieri, nonostante non si tocchino ancora le punte del biennio 2018/19 – quando l’Italia chiamava a se 64,5 milioni di visitatori internazionali – oggi registriamo 56,7 milioni di visitatori stranieri.
Allontanandoci dall’Italia, la fotografia internazionale non cambia molto: nel 2019 avevamo 1 miliardo e mezzo di viaggiatori internazionali, con oltre il 51% in Europa (25% Asia Pacific, 15% Americhe), nel 2023 siamo a 1,3 miliardi con tutte le aree sotto i livelli del 2019 ad eccezione del Medio Oriente (in Europa, in particolare, siamo a -6%).
Chi riesce ad attrarre più viaggiatori internazionali in Europa?
Francia e Spagna hanno primo e secondo posto in termini di flussi turistici (come si vede sopra), con numeri comparabili a quelli del 2019, mentre l’Italia (al 3° posto) resta a -12%.
Un’offerta alberghiera che soffre la mancanza di catene internazionali
L’offerta alberghiera in Italia, secondo i dati Federalberghi (2022), comprende poco più di 32 mila esercizi, con uno sviluppo negli ultimi anni dei 4 e 5 stelle, a fronte della decrescita delle fasce più basse dell’offerta.
Ad interessare il comparto dovrebbe essere il dato di crescita in termini di posti letto, consumi e percentuale di turisti stranieri che interessa le strutture premium: tutte variabili che crescono al crescere delle stelle. Altro tema chiave, sottolinea Candi, è la frammentazione: nel 2022 le catene valgono il 4% del totale degli hotel (erano 138 gruppi, con una media di 10 strutture per ogni catena).
Nel 2023 il numero degli alberghi infatti è sceso, ma quello delle catene continua a crescere, nonostante ancora con numeri molto bassi: quasi il 7% lo scorso anno, e si prevede un’accelerazione soprattutto a Roma, Milano, Lago di Garda, le zone più interessate dal mercato immobiliare alberghiero.
Il confronto con l’Europa, dove prosperano le catene
La fotografia europea è ben diversa: la frammentazione in questo caso è esasperata al confronto con l’Italia, dove solo Svizzera e Grecia hanno dati simili ai nostri. Per i primi 2 Paesi per visitatori internazionali, Spagna e Francia, le catene pesano rispettivamente il 29% e il 21%.
Gruppi per fatturato
Il 2023 è stato un anno di forte crescita per tutte le aziende, con una crescita media del 33%, con i tour operator che hanno una crescita simile.
Le prospettive 2024
Dalle evidenze in corso, conclude Candi, il 2024 appare ben impostato ed avviato e si stima che il settore recupererà i volumi pre-pandemia del 2019, nonostante un settore è ancora molto frammentato. Le difficoltà principali che permangono, mettendo a rischio gli sviluppi futuri, sono la difficoltà a reperire risorse umane e a formarle. I temi ESG diventano centrali, così come gli investimenti nel digitale, sempre più rilevanti.
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