Federmanager, l’Associazione maggiormente rappresentativa nel mondo del management con circa 180 mila soci, si occupa sempre di più di assistere i manager che vanno a lavorare all’estero (e viceversa) grazie a un team di esperti di alto profilo professionale in materia contrattuale, previdenziale e fiscale.
Lavorare all’estero
Chi si trasferisce all’estero per ragioni di lavoro deve subito pensare alla sua posizione fiscale, con la relativa nuova residenza e l’iscrizione all’Aire. Oltre alla disciplina italiana (art. 2 Tuir), bisogna tenere da conto anche la normativa internazionale redatta su moduli Ocse, per evitare una doppia imposizione fiscale.
E il calcolo dei 183 giorni utili sia per la residenza fiscale nel singolo anno d’imposta sia per la applicabilità o meno delle retribuzioni convenzionali a livello fiscale. Sul piano contrattuale poi è essenziale distinguere tra trasferta, trasferimento e distacco, con le prime due che modificano la sede di lavoro in modo temporaneo, mentre il trasferimento è una variazione definitiva.
Decreto crescita per i rimpatri
Per chi vuole ritornare in Italia, poi, vi è il decreto crescita del 2019, che ha introdotto uno sconto dell’imponibile fiscale fino al 90% per 10 anni consecutivi per chi si trasferisce fiscalmente in Italia dopo almeno 2 anni all’estero.
Leggi Anche: la campagnia d’Europa del Frecciarossa, in Spagna e Francia
Foreign executive desk
Federmanager ha anche attivato uno sportello per chi lavora o ha lavorato all’estero, grazie al quale offrire una consulenza contrattuale, previdenziale e fiscale anche in lingua inglese.